A ottantadue anni, Martin Scorsese, figura imprescindibile del cinema mondiale e ospite di prestigio alla 71ª edizione del Taormina Film Festival, offre un quadro complesso e articolato, un crogiolo di riflessioni che spaziano dalla politica americana alla fede, dalla visione del mondo alla sua stessa eredità artistica. Lungi dall’essere un semplice riconoscimento di carriera, la sua presenza si configura come un’occasione per ascoltare un intelletto lucido e profondamente impegnato.Le sue parole, rivolte alla stampa in vista del ricevimento del premio alla carriera, non si limitano a celebrazioni o aneddoti personali. Al contrario, si aprono con un’espressione di disillusione nei confronti di Donald Trump, un giudizio espresso con la cautela di chi, pur non rivendicando un’expertise filosofica, riconosce il pericolo insito in un approccio politico intriso di rabbia e di un’aggressività autodistruttiva. “Non vedo compassione”, dichiara Scorsese, sottolineando una lacuna etica che, a suo avviso, mina la stessa capacità di agire positivamente. Questa critica non si limita a una mera disapprovazione, ma suggerisce un’analisi più ampia delle dinamiche di potere e della retorica dell’odio che permeano il discorso pubblico.L’osservazione sulla figura del Papa Leone XIV, invece, rivela un’apertura spirituale e una visione universalistica. Scorsese sottolinea come l’appartenenza geografica di un Pontefice sia secondaria rispetto al suo ruolo di guida spirituale per l’intera umanità. Un concetto simile aveva già applicato a Papa Francesco, di cui aveva apprezzato la capacità di trascendere i confini nazionali e culturali per incarnare un messaggio di inclusione e speranza. Per Scorsese, il compito del Papa non è custodire un’istituzione, ma piuttosto coltivare un legame profondo con l’anima del mondo, accogliendo ogni singolo individuo nel suo abbraccio.Questa visione si estende alla sua stessa carriera cinematografica, che Scorsese considera un tentativo continuo di esplorare le complessità dell’esperienza umana, con le sue luci e le sue ombre, le sue virtù e i suoi vizi. Il cinema, per lui, è uno strumento per comprendere meglio se stessi e il mondo che ci circonda, per affrontare le grandi domande esistenziali e per celebrare la bellezza e la fragilità della vita. Il premio alla carriera a Taormina non è quindi un semplice riconoscimento di successo, ma un invito a continuare a interrogare, a provocare, a svelare la verità, anche quando essa si presenta scomoda o impopolare. Scorsese, a ottantadue anni, continua a essere una voce potente e autorevole, un faro di intelligenza e umanità nel panorama culturale contemporaneo.
Scorsese a Taormina: riflessioni, politica e fede a ottant’anni.
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