venerdì 10 Ottobre 2025
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Spoletos, condannato Erjon Behari per l’omicidio di Bartoli

Il drammatico epilogo di una vicenda cruenta che ha scosso la comunità di Spoleto si è consumato nell’aula di Corte d’Assise a Terni, con la condanna a ventiquattro anni e un mese di reclusione per Erjon Behari, cittadino albanese di quarantacinque anni, ritenuto responsabile dell’omicidio del ventottenne Stefano Bartoli.

Il delitto, avvenuto il venti luglio del 2024 in via Due Giugno, nel quartiere Casette, ha lasciato una ferita profonda nel tessuto sociale spoletino, culminando in una sentenza che, pur significativa, non placa il dolore di una famiglia lacerata.
Il Pubblico Ministero Alessandro Tana, nella sua appassionata requisitoria, aveva invocato la pena massima, l’ergastolo, ritenendo l’azione di Behari una deliberata e violenta negazione del diritto alla vita.
La ricostruzione del pm aveva delineato un quadro di una lite degenerata in tragedia, con Bartoli colpito da un fendente mortale al costato, soccombendo poi alle ferite in ospedale.
La dinamica precisa del conflitto, tuttavia, è rimasta oggetto di interpretazioni divergenti durante il processo, contribuendo alla complessità del giudizio.
La sentenza, pur distante dalla richiesta d’ergastolo, segna un punto fermo nella giustizia penale, riconoscendo la gravità del reato e la necessità di una risposta severa per tutelare il bene giuridico della vita.
La madre della vittima, con un’amara constatazione, ha espresso il suo dispiacere, sottolineando come nessuna pena possa restituirle il figlio.

Un sentimento di perdita e di rabbia che condivide l’intera comunità.

L’avvocato Maria Donatella Aiello, difensore di Behari, ha sostenuto la sua posizione, cercando di attenuare le responsabilità del suo assistito, ma non è riuscita a evitare una condanna di lunga durata.
La famiglia Bartoli, rappresentata dall’avvocato Andrea Bellingacci, si è costituita parte civile, rivendicando il diritto al risarcimento dei danni materiali e morali subiti.

La Corte d’Assise ha valutato attentamente le circostanze del caso, bilanciando le attenuanti generiche, che possono alleggerire la responsabilità dell’imputato, con l’aggravante dei futili motivi, che invece la inaspra.
La decisione di equiparare le due ha determinato la pena finale inflitta a Behari.
Parallelamente, è stata stabilita una provvisionale di cinquantamila euro a favore della madre e venticinquemila euro per ciascuno dei fratelli Bartoli, in attesa di una definizione più precisa del risarcimento in sede civile, dove si dovrà quantificare in termini economici il danno subito a seguito della perdita irreparabile del ventottenne spoletino.

Il processo civile rappresenterà un ulteriore capitolo nella gestione del lutto e nella ricerca di una parziale riparazione per una famiglia distrutta.

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