La drammatica realtà delle carceri umbre emerge con forza, dipingendo un quadro di emergenza ben al di là delle medie nazionali. La Presidente della Regione, Stefania Proietti, ha sollevato in Assemblea legislativa una questione di primaria importanza, focalizzandosi su una concentrazione di detenuti all’ergastolo che raggiunge il 10%, un dato che raddoppia il valore riscontrato nel resto d’Italia. Questa situazione, esacerbata da recenti episodi di disordini a Terni e Spoleto, richiede un’azione politica urgente e condivisa.La Presidente ha lanciato un appello all’Assemblea, auspicando un impegno collettivo per affrontare le profonde e strutturali criticità che affliggono il sistema penitenziario regionale. Oltre alla violenza e alla tensione palpabile, le cause profonde risiedono in un complesso intreccio di fattori, tra cui un sovraffollamento cronico, una carenza di personale in tutte le aree – sicurezza, sanitaria e amministrativa – e una obsolescenza fisica delle infrastrutture carcerarie.I dati forniti dal Garante delle persone detenute sono allarmanti: a Terni, la popolazione carceraria supera di oltre 400 unità il numero di posti disponibili; a Perugia, la situazione è altrettanto critica, con un incremento della popolazione carceraria superiore al 40%. La lettera inviata al Ministro della Giustizia Carlo Nordio, e le successive interlocuzioni, mirano a sensibilizzare il governo centrale sulla peculiarità della situazione umbra.Un elemento particolarmente rilevante e destabilizzante è la presenza di detenuti provenienti da altre regioni, per un totale che rappresenta quasi due terzi della popolazione carceraria umbra. Questa dinamica, intrinsecamente legata a una capacità ricettiva inadeguata, crea un forte squilibrio e amplifica le tensioni interne. Si configura, in sostanza, una sorta di “valvola di sfogo” per altre regioni, scaricando sulle strutture umbre un carico di detenuti che supera la loro capacità di accoglienza e gestione.La questione non si limita a un problema logistico o amministrativo; si tratta di un fallimento del sistema di giustizia penale che impatta direttamente sulla dignità umana e sulla sicurezza pubblica. Le rivolte e gli incidenti non sono che il sintomo di un malessere più profondo, radicato in condizioni di vita inaccettabili e in una mancanza di opportunità di riabilitazione. È necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga non solo il Ministero della Giustizia, ma anche le istituzioni sanitarie, sociali e formative, al fine di promuovere un percorso di reinserimento sociale dei detenuti e di prevenire la recidiva. Solo attraverso un impegno corale e una visione lungimirante sarà possibile trasformare le carceri umbre da luoghi di conflitto e disperazione a spazi di speranza e di cambiamento.
Carceri umbre: emergenza, sovraffollamento e appello alla Regione.
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