L’approvazione definitiva, in Senato, della delega per la riforma fiscale segna un punto di arresto significativo in un percorso legislativo complesso e cruciale per il futuro economico del Paese.
Con un voto che riflette una sostanziale convergenza, 92 senatori si sono espressi a favore, contro 62 dissenzienti, confermando senza alterazioni il testo già ratificato dalla Camera dei Deputati il 16 luglio.
L’avvio di questa riforma, intrapreso con una delega che conferisce al governo un ampio potere di indirizzo, risponde a una necessità impellente: la modernizzazione del sistema tributario italiano, gravato da eccessiva complessità, inefficienze e distorsioni che ne limitano l’efficacia nello stimolare la crescita e l’equità sociale.
L’obiettivo primario non è una mera revisione dei numeri, ma una profonda riprogettazione dei principi e degli strumenti che governano il rapporto tra Stato e contribuenti.
La delega, come strumento abilitativo, definisce i parametri entro i quali il governo dovrà operare, stabilendo obiettivi specifici e criteri guida.
Questi includono la semplificazione del sistema, la riduzione della pressione fiscale su produttività e lavoro, la progressività del sistema tributario e la lotta all’evasione e all’elusione fiscale.
L’ampiezza del potere delegato implica una forte responsabilità per l’esecutivo, che dovrà tradurre gli indirizzi politici in provvedimenti concreti, tenendo conto delle peculiarità dei diversi settori economici e delle esigenze delle diverse categorie di contribuenti.
La decisione del Senato, che conclude questa fase parlamentare prima della pausa estiva, pone ora l’attenzione sulla fase attuativa.
Il governo, chiamato a presentare i decreti legislativi di recepimento della delega entro il 10 settembre, data di ripresa dei lavori parlamentari, si troverà ad affrontare sfide significative.
Sarà cruciale trovare un equilibrio tra le diverse istanze in campo, garantendo al contempo la coerenza con gli impegni assunti a livello europeo e internazionale.
La riforma, se correttamente implementata, potrebbe innescare un circolo virtuoso di crescita economica, aumento dell’occupazione e maggiore equità sociale.
Tuttavia, il successo dell’iniziativa dipenderà dalla capacità del governo di tradurre le intenzioni politiche in misure concrete e condivise, affrontando le resistenze e le complessità che inevitabilmente emergeranno nel corso del processo di riforma.
Il 10 settembre si aprirà quindi una nuova fase, forse ancora più impegnativa, per la riforma fiscale italiana.









