La mobilitazione dei lavoratori precarizzati del sistema giudiziario lucano si è manifestata con un’adesione massiccia, testimoniando la gravità della situazione che affligge un comparto cruciale per il funzionamento della giustizia.
I dati registrati – un blocco del 100% nelle attività della Corte d’Appello di Potenza, del 99% presso il Tribunale di Matera e del 93% a Lagonegro – evidenziano un disagio diffuso e una profonda preoccupazione per il futuro professionale di un numero significativo di persone.
Questi operatori, impiegati come data entry, funzionari tecnici e addetti agli uffici del processo, hanno fornito un contributo essenziale al sistema giudiziario lucano a partire da febbraio 2022.
La loro assunzione a termine, finanziata attraverso i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), rappresentava una risposta urgente alla cronica carenza di personale e all’accumulo di arretrati che affliggevano la giustizia italiana.
Tuttavia, la scadenza imminente dei loro contratti, fissata al 30 giugno 2026, proietta un’ombra di incertezza e mette a rischio i progressi compiuti.
L’incontro con il viceprefetto di Potenza, Gerardo Quaranta, ha rappresentato un momento di confronto diretto, durante il quale i rappresentanti sindacali della Fp Cgil – Giuliana Scarano, Carmen Sabbatella e Massimo Cristallo – hanno consegnato un documento programmatico.
La richiesta centrale è quella di garanzie concrete per il futuro, un riconoscimento del valore professionale maturato e una dignità lavorativa che trascenda la precarietà.
La mobilitazione non si limita a tutelare gli attuali precari, ma mira a promuovere un miglioramento complessivo delle condizioni di lavoro per tutto il personale del Ministero della Giustizia, anche per coloro che già godono di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato.
L’apporto di queste risorse umane ha concretamente ridotto i tempi di gestione dei procedimenti giudiziari, contribuendo a decongestionare gli uffici e a migliorare l’efficienza del sistema.
L’interruzione di questo contributo, a seguito della scadenza dei contratti, rischia di vanificare gli sforzi compiuti e di riportare la giustizia lucana in una situazione di criticità.
Il fulcro della richiesta sindacale si concentra sull’impegno del Governo, attraverso la prossima legge di Bilancio, a stanziare le risorse necessarie per la trasformazione definitiva dei contratti a termine in rapporti di lavoro a tempo indeterminato.
Attualmente, i lavoratori precari della Giustizia in Basilicata ammontano a 183 unità, distribuite tra le sedi di Potenza (116), Matera (25) e Lagonegro (42).
Nonostante l’investimento di risorse aggiuntive, la scopertura organica persiste, mantenendosi attorno al 24%, evidenziando una carenza strutturale che necessita di interventi mirati e di una visione di lungo termine.
La questione non è quindi solo di natura economica, ma riguarda la salvaguardia del diritto alla giustizia e la valorizzazione del capitale umano che anima il sistema giudiziario.