Mezzogiorno d’Italia: il boom nascosto delle PMI

Il Mezzogiorno d’Italia, tradizionalmente percepito come area economicamente deficitaria, sta rivelando dinamiche inattese e un potenziale di crescita significativo, come emerge dall’analisi congiunta dell’Area Studi di Mediobanca, del Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere.

Il rapporto “Scenario competitivo, ESG e innovazione strategica nelle medie imprese del Mezzogiorno” dipinge il ritratto di un tessuto imprenditoriale solido e proiettato verso il futuro, caratterizzato da un’ottimismo contagioso e da una spiccata attitudine all’innovazione.

Si tratta di un comparto composto da 408 società produttive a controllo familiare, di dimensioni intermedie (tra 50 e 499 dipendenti) e con un fatturato compreso tra 19 e 415 milioni di euro, che stanno dimostrando una resilienza notevole.
La crescita del fatturato nel 2024 (+1,8%) contrasta con il calo registrato nelle altre aree del Paese (-1,7%), coronando un decennio di espansione cumulativa del 78,1%.

Le previsioni per il 2025 sono altrettanto incoraggianti, con oltre due terzi delle aziende che si attendono un ulteriore incremento del fatturato, superando di slancio le aspettative delle controparti settentrionali.

Questa performance positiva non è frutto del caso, ma riflette una strategia aziendale orientata all’internazionalizzazione e alla sostenibilità.
L’apertura verso nuovi mercati internazionali è una priorità condivisa, un indicatore di ambizione e di capacità di adattamento a un contesto globale in continua evoluzione.
Al contempo, l’attenzione alla transizione ecologica non è percepita come un vincolo, ma come un’opportunità per creare valore e rafforzare la competitività.

La riduzione della dipendenza dalle fonti fossili e l’adozione di energie rinnovabili sono obiettivi strategici condivisi da quasi tutti gli imprenditori meridionali, un segnale di maturità e di lungimiranza.

Tuttavia, il percorso di crescita non è esente da ostacoli.
Il cosiddetto “mismatch di competenze” – la discrepanza tra le capacità disponibili e le esigenze del mercato – rappresenta una criticità per quasi un quarto delle imprese, limitandone il potenziale di espansione.
La burocrazia, notoriamente pesante in Italia, continua a costituire un freno all’innovazione e alla sostenibilità, esacerbata dalla pressione della concorrenza sui prezzi e dall’aumento dei costi energetici.
Si tratta di sfide che richiedono un impegno congiunto da parte di istituzioni e imprese, per semplificare procedure, incentivare la formazione e promuovere l’accesso al credito.

La resilienza e la proattività delle medie imprese meridionali incarnano un modello capitalistico distintivo, un ibrido tra tradizione familiare e visione imprenditoriale, che si fonda sulla valorizzazione del territorio, sulla creazione di relazioni durature e sulla ricerca di soluzioni innovative.
Questo modello, che coniuga efficienza economica e responsabilità sociale, merita il sostegno attivo da parte del decisore politico e degli operatori finanziari, in particolare dei fondi di private equity, capaci di offrire non solo risorse finanziarie, ma anche competenze manageriali e una prospettiva di lungo periodo.
Sostenere la crescita di queste imprese significa investire nel futuro del Mezzogiorno e, più in generale, contribuire a ridefinire il ruolo dell’Italia nel panorama economico globale.

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