Un’ondata di mobilitazione studentesca ha investito Alessandria, con un centinaio di giovani provenienti dal liceo ‘Umberto Eco’ e da altre istituzioni scolastiche che hanno interrotto le attività didattiche e occupato la sede centrale in piazza Matteotti.
L’azione, coordinata dal Coordinamento Studentesco, si configura come una risposta concreta allo sciopero nazionale indetto dai sindacati Cgil e altri corpi di rappresentanza, ma trascende la mera adesione per esprimere un profondo disagio e un’urgente richiesta di cambiamento.
L’occupazione non è un atto isolato, ma una rivendicazione dello spazio, della voce e della responsabilità civica all’interno di un ambiente scolastico percepito come inadeguato e silente di fronte a drammi globali.
Gli studenti denunciano una scuola che, secondo loro, non offre gli strumenti necessari per una formazione critica e consapevole, e che, in particolare, elude il dovere di confrontarsi apertamente con la questione palestinese, soffocando le voci di chi tenta di farlo.
La richiesta principale non si limita alla libertà di espressione, ma si estende alla necessità di un’educazione che stimoli la riflessione, l’empatia e l’impegno etico.
Gli studenti chiedono una scuola che non si sottragga alla complessità del mondo, che affronti con coraggio temi scomodi e che prepari i giovani ad essere cittadini attivi e consapevoli delle proprie responsabilità.
La solidarietà verso il popolo palestinese rappresenta un punto centrale di questa mobilitazione.
Gli studenti esprimono profonda preoccupazione per le condizioni di vita nel territorio palestinese, segnato da un conflitto prolungato, dalla carenza di risorse vitali e dalla sofferenza umana.
L’attenzione si concentra anche sulla vicenda dell’equipaggio della Global Sumud Flotilla, arrestato in acque internazionali, simbolo di un impegno umanitario e di resistenza pacifica.
L’atto di occupazione è una dichiarazione di posizione inequivocabile: gli studenti alessandrini si sentono investiti del dovere morale di prendere posizione di fronte a un’ingiustizia percepita come inaccettabile, rifiutando ogni forma di neutralità e di omissione.
La loro azione è un invito a una riflessione collettiva sulla responsabilità educativa, sulla necessità di un impegno civile attivo e sulla priorità della solidarietà umana in un mondo segnato da conflitti e disuguaglianze.
L’occupazione rappresenta un tentativo di riappropriarsi della scuola come spazio di formazione critica e di impegno sociale, un luogo in cui le voci dei giovani possano finalmente essere ascoltate e le loro richieste prese in seria considerazione.






