domenica 14 Dicembre 2025

Emergenza Carcere: Tensioni e Violenza al Cantiello

La struttura carceraria “Cantiello e Gaeta” di Alessandria è nuovamente al centro di un’emergenza che esprime una crescente fragilità del sistema penitenziario piemontese.

L’episodio più recente, verificatosi l’11 dicembre, ha visto l’innesco di un disordine a seguito di una richiesta di trasloco, apparentemente banale, presentata da due detenuti, legati da un rapporto filiale e ospitati in celle separate all’interno della stessa sezione.

Il rifiuto, giustificato dalle procedure interne, ha innescato una reazione a catena che ha visto altri detenuti manifestare solidarietà attraverso il mancato rientro nelle celle al termine dell’orario pomeridiano.

Questa forma di protesta passiva, che va al di là di una semplice disobbedienza, rivela una dinamica di potere all’interno del carcere in cui la coesione tra i detenuti, anche in assenza di un leader formale, può sfociare in situazioni di potenziale conflitto.
L’intervento della Polizia Penitenziaria, supportata da personale richiamato in servizio, ha portato alla risoluzione dell’evento solo dopo diverse ore, evidenziando la pressione sulla risorsa umana e la difficoltà di gestire situazioni di questo tipo con i mezzi disponibili.

La tensione all’interno dell’istituto non si è esaurita con la conclusione della protesta.
Un episodio successivo, verificatosi il giorno seguente, ha visto un detenuto di origine albanese vittima di un’aggressione da parte di altri detenuti.

L’ipotesi più preoccupante, sebbene non confermata, suggerisce una ritorsione nei confronti del detenuto per il suo presunto mancato coinvolgimento nella protesta precedente.
Questa possibilità solleva interrogativi sulle dinamiche di pressione e intimidazione che possono operare all’interno del carcere, dove il silenzio o l’assenza di adesione possono essere percepiti come una sfida all’ordine interno.
L’intervento di una quindicina di Baschi Blu per sedare l’aggressione sottolinea ulteriormente il livello di escalation della situazione e la necessità di un intervento immediato.
Le denunce del segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci, dipingono un quadro allarmante: il distretto Piemonte-Liguria-Valle d’Aosta è afflitto da una “colabrodo” di criticità, con eventi negativi che si susseguono ininterrottamente.

Questa descrizione non si riferisce solo a singoli episodi, ma a una condizione strutturale di degrado del sistema penitenziario, che compromette la sicurezza degli operatori e la dignità dei detenuti.
La Polizia Penitenziaria, spesso chiamata a fronteggiare queste emergenze, si trova a essere il bersaglio primario di una situazione di profonda crisi.

La necessità di misure concrete e urgenti non è più una rivendicazione contingente, ma un imperativo per garantire la sicurezza, ripristinare la dignità e tutelare tutti coloro che operano e vivono all’interno di queste strutture.

Un’analisi approfondita delle cause alla base di queste tensioni, che vanno oltre la mera gestione del singolo episodio, è essenziale per implementare strategie di prevenzione e intervento efficaci.
Questo implica non solo un rafforzamento delle risorse umane e materiali, ma anche una revisione delle politiche penitenziari, una maggiore attenzione alla riabilitazione dei detenuti e un dialogo aperto tra istituzioni, operatori e rappresentanti dei detenuti.
La tenuta del sistema penitenziario è un indicatore fondamentale della civiltà di una società, e l’attuale situazione richiede un impegno collettivo per evitarne il collasso.

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