domenica 21 Dicembre 2025

Matilde Baldi, una vita spezzata: Finardi canta il dolore e la speranza.

Il canto struggente di “Favola” di Eugenio Finardi, una ninna nanna sussurrata da un padre a sua figlia, risuona ora come un epitaffio, un lamento collettivo per la perdita di Matilde Baldi, spentasi a soli vent’anni dopo un tragico destino.
La sua scomparsa, avvenuta il 16 dicembre all’ospedale di Alessandria, ha scosso profondamente la comunità di Montegrosso d’Asti, dove i funerali si sono trasformati in un fiume di dolore e commozione, un addio corale segnato da una folla gremita e dal cielo tempestato di palloncini bianchi, simboli di un’innocenza strappata troppo presto.
L’evento che ha condotto a questa perdita irreparabile è un macigno di rabbia e interrogativi.

L’11 dicembre, madre e figlia viaggiavano sull’autostrada A33, ignare dell’imminente tragedia.
Un impatto violento, causato da una Fiat 500 tamponata da una Porsche guidata da Franco Vacchina, ha segnato l’inizio di un’agonia che si è protratta per cinque giorni.
La dinamica, ora al vaglio della Polizia Stradale di Bra sotto la direzione della Procura di Asti, suggerisce una realtà agghiacciante: una gara spericolata tra due Porsche, un atto di irresponsabilità che ha avuto come vittima una giovane vita.

Davide Bertello, l’altro conducente coinvolto, è ora oggetto di indagine, chiamato a rendere conto di una decisione fatale.

La madre, sopravvissuta con gravi traumi al volto, porta con sé il peso di un dolore incommensurabile, testimone di una perdita che la segnerà per sempre.
Matilde, purtroppo, non ha potuto ricevere la guarigione.

Il suo corpo, spezzato dalla violenza dell’impatto, ha donato una speranza a quindici persone, un atto di generosità postumo che, pur non alleviando il dolore, lascia intravedere un barlume di luce in un momento di così profonda oscurità.
Questa tragedia non è solo la fine di una vita, ma un monito lancinante sull’importanza della prudenza, del rispetto delle regole e della responsabilità individuale.
È una ferita aperta nella coscienza di una comunità che si interroga sul senso di un destino così crudele, sul costo umano dell’irresponsabilità e sulla necessità di costruire un futuro in cui la sicurezza e la salvaguardia della vita siano priorità assolute.
La memoria di Matilde, custodita nelle strofe di una canzone e nel ricordo di chi l’ha amata, dovrà essere un faro per un cambiamento profondo e duraturo.
La sua storia, purtroppo, diventa un simbolo potente della fragilità dell’esistenza e dell’urgente bisogno di proteggere chi ha ancora tutto davanti.

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