L’incalzante avanzata della Peste Suina Africana (PSA) continua a rappresentare una sfida complessa per il territorio piemontese e ligure, con un incremento significativo dei casi riscontrati nella popolazione di cinghiali.
I dati, aggregati e comunicati dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle regioni Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta (IZS), aggiornati al 14 dicembre, delineano un quadro preoccupante che richiede un’attenta analisi e strategie di gestione sempre più raffinate.
Nel Piemonte, l’incremento delle positività è particolarmente evidente nella provincia di Alessandria, dove il comune di Molare si conferma epicentro con un numero di casi ormai elevato (21).
Un altro focolaio, seppur in fase iniziale, è stato identificato a Predosa, segnalando un’espansione geografica del fenomeno.
Il totale regionale ha superato la soglia dei 796 casi, evidenziando la difficoltà di contenere la diffusione del virus.
Fortunatamente, al momento, non si registrano nuovi focolai in allevamenti suinicoli, una circostanza cruciale per la salvaguardia del settore zootecnico, ma che non deve indurre a sottovalutare la potenziale minaccia.
La Liguria, con una densità di popolazione di cinghiali spesso elevata, vede anch’essa un aumento dei casi.
Le province di Genova, Savona e Spezia sono interessate, con la provincia di Genova che registra un numero rilevante di positività (30) a Serra Riccò.
Savona ne conta venti, mentre la provincia di Spezia, per la prima volta, si confronta con la presenza del virus a Rocchetta di Vara, dove si sono rilevati tre casi.
Il totale dei casi in Liguria ha raggiunto la cifra di 1.162, testimoniando la rapida e capillare diffusione della PSA nel territorio.
L’individuazione di tre nuovi casi a Rocchetta di Vara, in provincia di Spezia, porta il numero complessivo di comuni liguri interessati dalla PSA a 188.
Questo dato sottolinea l’ampia area geografica coinvolta e la necessità di intensificare le attività di sorveglianza e controllo.
La PSA, trasmessa principalmente tramite zecche e contatto diretto con suini infetti o con i loro prodotti, rappresenta una seria minaccia non solo per la fauna selvatica, ma anche per la stabilità economica e sociale delle aree rurali, potenzialmente impattando sull’attività agricola, la produzione alimentare e il turismo.
Le strategie di contenimento devono quindi prevedere un approccio multidisciplinare, che includa attività di monitoraggio epidemiologico, controllo della popolazione di cinghiali, misure di biosecurity per gli allevamenti e sensibilizzazione della popolazione.
La collaborazione tra istituzioni, veterinari, agricoltori e cittadini è fondamentale per affrontare efficacemente questa complessa emergenza sanitaria.







