La Giunta Regionale del Lazio, sotto l’impulso del Presidente Francesco Rocca, ha formalizzato un documento programmatico di profonda riforma dei servizi sanitari erogati all’interno del contesto penitenziario regionale. L’iniziativa, più che una semplice revisione operativa, rappresenta un atto di indirizzo strategico volto a riequilibrare le responsabilità e a potenziare il supporto diretto alle Aziende Sanitarie Locali (ASL) che operano nei territori ospitanti strutture carcerarie. Il principio cardine che anima questa riorganizzazione è l’affermazione incondizionata del diritto alla salute, un diritto umano universale che trascende ogni condizione sociale o giuridica. La Regione Lazio si impegna pertanto a garantire cure adeguate e rispettose della dignità umana per la popolazione detenuta, riconoscendo che la giustizia sociale si misura anche dalla capacità di inclusione e di attenzione verso le fasce più vulnerabili della società. Questo impegno si traduce in un modello di assistenza che privilegia l’ascolto, la collaborazione e la condivisione di responsabilità tra le istituzioni sanitarie, penitenziarie e giudiziarie.Il documento di riforma definisce un quadro preciso per la programmazione, l’organizzazione e il monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) specificamente calibrati per la popolazione detenuta. L’attenzione è rivolta a una gamma completa di interventi, che spaziano dall’assistenza primaria e la continuità assistenziale, all’accesso a specialisti, alla gestione dell’accoglienza e alla prevenzione, con particolare enfasi sulle popolazioni a rischio. Un focus prioritario è dedicato alla salute mentale, con interventi mirati a gestire disturbi correlati a sostanze psicoattive e dipendenze, e a implementare screening precoci per patologie potenzialmente invalidanti.La necessità di questa profonda revisione è stata evidenziata dai dati dell’Osservatorio Regionale sulla Sanità Penitenziaria, che collocano il Lazio al quarto posto nazionale per numero di detenuti, superando significativamente la capienza degli istituti presenti sul territorio. Un dato allarmante, che riflette una situazione di sovraffollamento e di potenziale rischio per la salute e il benessere dei detenuti e per la sicurezza degli operatori penitenziari.Il sistema penitenziario laziale, articolato in 14 istituti – 3 case di reclusione, 11 case circondariali (di cui una femminile) – ospita circa 6.800 detenuti, con una percentuale significativa di stranieri (37%), un dato superiore alla media nazionale. In alcune strutture, come Regina Coeli e Rieti, la presenza di stranieri supera addirittura il 50%, ponendo ulteriori sfide operative e di gestione.L’iniziativa regionale non si limita alla semplice ottimizzazione delle risorse esistenti, ma mira a promuovere un approccio innovativo e integrato, che tenga conto delle specificità del contesto penitenziario e delle esigenze della popolazione detenuta, favorendo la riabilitazione e il reinserimento sociale. Il documento programmatico rappresenta un investimento nel futuro, un atto di responsabilità sociale volto a garantire una giustizia più equa e inclusiva per tutti.
Riforma Sanitaria Penitenziaria: Il Lazio punta sulla salute dei detenuti.
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