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Don Giovanni: Trauma, Luna Park e Anime in Scena

Don Giovanni: un’eco di trauma e un parco giochi dell’animaLa rielaborazione del capolavoro mozartiano, orchestrata dal giovane regista russo Vasily Barkhatov per il Caracalla Festival, non è una semplice trasposizione scenica, ma una profonda esplorazione psicologica del personaggio di Don Giovanni.

Il libretto di Lorenzo da Ponte, musicato da Mozart, si fonde con un dramma personale, intriso di un trauma infantile: la morte involontaria del padre, figura violenta e dominante, durante una tragica giornata trascorsa in un luna park.
Questo evento cruciale, come un’ombra costante, plasma la personalità del protagonista, trasformandolo da semplice seduttore in un uomo tormentato, alla ricerca disperata di redenzione e accettazione.

La scelta scenica, ambientata in un parco giochi d’epoca, con le sue luci fiabesche, i profumi dolci e l’atmosfera spensierata, crea un contrasto potente con l’angoscia interiore del protagonista.

La grande ruota panoramica, icona di divertimento e spensieratezza, si rivela, metaforicamente, la discesa all’inferno personale di Don Giovanni, un viaggio senza ritorno nel labirinto delle sue colpe e delle sue ossessioni.

La regia di Barkhatov, pur suscitando reazioni contrastanti nel pubblico – tra applausi scroscianti e qualche fischiettio – si fa interprete di una visione audace e innovativa.

L’inserimento di personaggi in maschera, ispirati a celebri figure dell’immaginario infantile – l’Ape Maia, la Piovra, la Sirenetta, il Biscotto allo zenzero – non è un mero elemento di intrattenimento, ma un modo per evocare la fragilità e la perdita dell’innocenza, temi centrali nella vicenda di Don Giovanni.

Lo scambio di abiti tra il protagonista e il suo fedele scudiero Leporello, una sequenza di grande efficacia scenica, diventa un gioco di specchi che riflette la profonda ambiguità morale dei due personaggi.

Roberto Frontali, nel ruolo del titolo, offre un’interpretazione intensa e complessa, mettendo in luce le sfumature umane del personaggio.
Il baritono è supportato da un cast di grande talento, tra cui Vito Priante (Leporello), Eleonora Bellocci (Zerlina), Carmela Remigio (Elvira), Maria Grazia Schiavo (Anna) e Anthony Léon (Ottavio).

La presenza costante dell’urna contenente le ceneri del padre, portata con stoico dolore da Anna (interpretata magistralmente da Maria Grazia Schiavo), rappresenta un monito ineludibile per il protagonista, un costante rimorso per il peso della sua colpa.
La rilettura di Barkhatov non si limita a enfatizzare il lato oscuro di Don Giovanni, ma ne esplora anche la ricerca disperata di affetto e comprensione.
La sua filosofia, riassunta nella celebre frase “Chi a una sola è fedele, verso l’altre è crudele… io vo’ bene a tutte quante”, rivela un tentativo, seppur distorto, di sfuggire alla solitudine e al dolore.
L’esecuzione orchestrale, magistrale nella sua seconda versione viennese del 1788, grazie anche ad una impeccabile amplificazione, esalta le straordinarie capacità vocali dei cantanti, rendendo giustizia alla complessità della partitura mozartiana.
Lo spettacolo, in scena fino al 25 luglio, si configura come un’esperienza teatrale coinvolgente e stimolante, un’occasione per riflettere sulla natura umana, sui traumi del passato e sulla difficile ricerca di redenzione.

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