21 febbraio 2024 – 21:13
Nel vasto panorama della globalizzazione, si intrecciano storie di amore e incontri tra culture distanti come l’Africa e l’Asia, rappresentata in questo caso dalla Cina. In mezzo a questa diversità di lingue e sfumature di pelle emerge Black Tea, il nuovo film diretto da Abderrahmane Sissako che torna alla ribalta con una storia d’amore senza confini.Inizialmente intitolato The Perfumed Hill, il film segue le vicende di Aya, interpretata da Nina Mélo, una donna ivoriana che decide di lasciare alle spalle la Costa d’Avorio dopo essere stata abbandonata sull’altare dal suo fidanzato traditore. Alla ricerca di una nuova vita, Aya si stabilisce a Guangzhou, in Cina, dove sperimenta una forma di libertà prima impensabile nel contesto opprimente da cui è fuggita.Immersa in un quartiere dove le tradizioni africane si mescolano con quelle cinesi, Aya trova lavoro in una boutique di tè gestita da Cai, interpretato da Han Chang, un uomo più maturo di lei. Attraverso le cerimonie del tè e i momenti trascorsi insieme nel magazzino del negozio, nasce lentamente un tenero sentimento tra i due protagonisti.Per Sissako, Black Tea rappresenta uno sguardo sul futuro e un richiamo alla necessità di superare le limitazioni geografiche nel cinema. Il regista sottolinea l’importanza di mostrare un volto dell’Africa spesso trascurato: quello delle persone che migrano non solo per motivi economici ma anche alla ricerca di libertà e realizzazione personale.L’immigrazione per Sissako non è solo una questione geografica ma un viaggio interiore verso la realizzazione dei propri sogni. Attraverso le storie delle donne protagoniste del film, il regista esplora tematiche legate all’identità culturale e all’alienazione, riflettendo sulle proprie esperienze personali cresciute tra Mauritania, Mali e Francia.Dodici anni dopo il suo ritorno in Mauritania, Sissako continua a interrogarsi sulla propria identità e sulle complessità del mondo contemporaneo. Attraverso la sua opera cinematografica cerca di comprendere anziché giudicare, offrendo al pubblico uno sguardo profondo sulla condizione umana e sul desiderio universale di libertà e realizzazione personale.
