venerdì, 13 Giugno 2025
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Otto anni dopo: Torino ricorda la tragedia di piazza San Carlo.

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Otto anni dopo, Torino si confronta ancora con l’eco straziante della tragedia di piazza San Carlo, un evento che ha profondamente inciso nella coscienza collettiva della città. La sera del 3 giugno 2017, mentre la Juventus e il Real Madrid si contendevano il titolo di Champions League, un atto di vandalismo apparentemente marginale – l’uso di spray urticante da parte di un gruppo di giovani – scatenò una reazione a catena di panico e violenza che si concretizzò in una calca devastante, con un bilancio di quasi 1.600 feriti e due vite spezzate: Marisa Amato ed Erika Pioletti.La commemorazione odierna, celebrata sul luogo stesso della tragedia, non è semplicemente un atto di ricordo, ma un momento di riflessione sulla fragilità della vita, sulla responsabilità collettiva e sulla necessità imperativa di garantire la sicurezza pubblica. Il sindaco Stefano Lo Russo ha sottolineato come l’evento abbia lasciato una cicatrice indelebile nella memoria torinese, un monito costante sull’importanza della prevenzione e della gestione delle emergenze. La presenza dell’ex sindaca Chiara Appendino, insieme ai familiari delle vittime, testimonia l’impegno continuo della città nel mantenere viva la memoria di coloro che hanno perso la vita e di coloro che hanno subito ferite fisiche e psicologiche.Il racconto vivido e doloroso di Viviana D’Ingeo, figlia di Marisa Amato, offre una prospettiva intima e straziante della tragedia. La telefonata disperata del padre, l’angoscia dell’attesa, l’orrore di affrontare una scena di caos e sofferenza: un’esperienza traumatica che la segnerà per sempre. Le sue parole non sono solo un tributo alla madre e alle altre vittime, ma un appello pressante affinché simili atrocità non si ripetano mai più. La tragedia di piazza San Carlo solleva interrogativi profondi sulla gestione degli spazi pubblici, sulla sicurezza durante eventi di grande affluenza e sulla capacità delle istituzioni di proteggere i cittadini. Oltre alle conseguenze immediate, l’evento ha generato un’onda di consapevolezza sulla necessità di protocolli di sicurezza più rigorosi, una maggiore attenzione alla formazione del personale di sicurezza e un dialogo più aperto tra le forze dell’ordine, i gestori degli eventi e la comunità. La commemorazione di oggi è un impegno a non dimenticare, a imparare dagli errori del passato e a costruire una città più sicura, più inclusiva e più attenta alle esigenze di tutti i suoi abitanti. È un atto di rispetto verso le vittime e un monito per il futuro: la sicurezza non è un optional, ma un diritto fondamentale. La memoria di Marisa e Erika, e di tutti coloro che sono stati feriti, ci guida verso un futuro di maggiore responsabilità e di umanità.

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