All’interno del suggestivo contesto del giardino botanico Terre Borromeo, un’oasi di biodiversità sull’isola Madre, nel cuore del Lago Maggiore, un’indagine condotta dai Carabinieri del Nucleo CITES di Torino ha rivelato una situazione di flagrante violazione delle normative sulla protezione della fauna selvatica.
L’attività, svolta in maniera abusiva all’interno del giardino, configurava de facto un giardino zoologico non autorizzato, un’anomalia nel delicato equilibrio ecosistemico del luogo.
L’ispezione, frutto di un’attività di controllo mirata al contrasto del commercio illecito di specie protette, ha portato alla luce la presenza di diciassette pappagalli, appartenenti a cinque diverse specie, tutti privi della necessaria documentazione giustificativa per la loro legale detenzione.
La gravità della situazione risiede non solo nella violazione delle norme che regolano il possesso di specie protette, ma anche nella mancanza di una licenza ministeriale essenziale per l’esposizione pubblica di animali soggetti a tutela.
La struttura è stata sanzionata con una significativa multa di trentamila euro, a testimonianza della serietà delle infrazioni commesse.
Il direttore operativo della società titolare del giardino botanico è stato deferito alle autorità giudiziarie.
I volatili sequestrati, esemplari di Kakariki ( *Cyanoramphus novaezelandiae* ), otto parrocchetti guanceverdi ( *Pyrrhura molinae* ), due inseparabili mascherati ( *Agapornis personatus* ), quattro Roselle comuni ( *Poicephalus rosella* ) e due pappagalli monaci ( *Psittacus erithacus* ), rappresentano un patrimonio genetico potenzialmente prezioso, ma la loro provenienza incerta solleva interrogativi sulla legalità della loro acquisizione.
L’assenza di un corretto sistema di marcaggio con anello, identificativo fondamentale per tracciarne la storia e garantire la conformità alle normative, aggrava ulteriormente la situazione.
Questo episodio sottolinea l’importanza cruciale di un controllo rigoroso e costante delle attività che coinvolgono la fauna selvatica, non solo per prevenire il commercio illegale, ma anche per tutelare il benessere degli animali e preservare la biodiversità.
Il sequestro e la custodia giudiziaria presso la stessa struttura, in attesa di ulteriori accertamenti e decisioni legali, mirano a garantire la protezione dei pappagalli, ponendo l’attenzione sulla necessità di un approccio responsabile e sostenibile nella gestione del patrimonio naturalistico.
L’evento rappresenta un campanello d’allarme per il settore, evidenziando la vulnerabilità delle aree protette e la necessità di rafforzare la collaborazione tra istituzioni, forze dell’ordine e operatori del settore per contrastare efficacemente il bracconaggio e il traffico illegale di specie protette.