venerdì 3 Ottobre 2025
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Torino per Gaza: Blocco e Resistenza per il Popolo Palestinese

Un Muro di Corpi, una Rivendicazione di Umanità: Torino si Appresta a ResistereUn’onda di mobilitazione palpabile si propaga attraverso Torino, alimentata da un appello urgente lanciato dalla rete “Torino per Gaza”.
Questo collettivo, composto da associazioni studentesche, gruppi sociali e realtà cittadine impegnate, invita a una forma di azione diretta: il blocco.

Non si tratta di una semplice manifestazione, ma di un’occupazione consapevole dello spazio pubblico, un atto di resistenza fisica e simbolica volto a interrompere la normalizzazione della violenza che affligge la popolazione palestinese.

In vista dello sciopero generale indetto dall’USB il 22 settembre, la rete “Torino per Gaza” intensifica le azioni di protesta, programmando blocchi diffusi in diverse aree della città alle 11 del mattino, seguiti da un corteo serale in Piazza Castello.
L’iniziativa si inserisce in un contesto di crescente sconcerto e indignazione per la situazione umanitaria a Gaza e per il ruolo, giudicato complice, delle istituzioni italiane ed europee.
Il blocco, come definito dagli attivisti, è uno strumento di lotta collettiva che trascende la mera espressione di dissenso.

È l’utilizzo del corpo umano come barriera, un modo per interrompere il flusso delle attività quotidiane, per rendere tangibile la gravità della crisi e per esercitare pressione su coloro che detengono il potere.
L’azione mira a contrastare la tendenza a relegare la sofferenza palestinese a una notizia di secondo piano, a ricordarne la centralità e a denunciare la connivenza politica ed economica con lo Stato d’Israele.
L’appello sottolinea una profonda sfiducia nelle istituzioni, accusate di perpetuare un sistema di sostegno militare ed economico a Israele, mascherato da aiuti umanitari.
Gli attivisti si propongono di costituire “muri umani” composti da persone di ogni età e provenienza, a difesa del popolo palestinese e della “Sumud Flotilla”, un’iniziativa di solidarietà marittima.
La forza del blocco risiede, secondo gli attivisti, nella sua capacità di creare un ostacolo tangibile, più difficile da rimuovere quanto più ampia è la partecipazione.
Questa forma di resistenza non si isola, ma si collega a una rete globale di azioni di solidarietà con il popolo palestinese.
L’appello invita a emulare le forme di resistenza che si sviluppano in Palestina, diffondendole in diversi contesti: nelle fabbriche, nelle scuole, ovunque si manifestino le dinamiche di potere che alimentano il conflitto.
L’obiettivo è costruire un fronte di resistenza diffuso, in grado di contrastare un sistema economico e politico che prospera sulla sofferenza altrui.
Il messaggio finale è un imperativo categorico: “Fermiamo il genocidio”.

Non si tratta solo di una richiesta di cessazione delle ostilità, ma di una presa di posizione etica profonda, un rifiuto di assistere passivamente alla distruzione di un popolo e alla violazione dei diritti umani fondamentali.
L’azione a Torino, quindi, si configura come un tassello di un mosaico più ampio, un grido di speranza e di ribellione che si leva da Gaza al cuore dell’Europa.

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