La recente iniziativa delle amministrazioni comunali di Roma e Torino, che hanno scelto di reinterpretare l’applicazione del Decreto Cultura, rappresenta un segnale di profondo valore per l’intero ecosistema librario italiano.
L’interpretazione, che esclude la richiesta di sconti percentuali agli operatori economici partecipanti agli appalti pubblici, costituisce un atto di riconoscimento del complesso valore della filiera editoriale e un tentativo di salvaguardare la sua sostenibilità economica.
La problematica di fondo, come sottolinea la Presidente di ADEI, Simona Della Passarelli, affonda le sue radici in una visione amministrativa ancora troppo legata a una logica di mero risparmio, che considera il libro un bene di consumo paragonabile a qualsiasi altro prodotto.
Questo approccio, tipicamente orientato alla ricerca della “migliore offerta” attraverso procedure di gara, impone alle biblioteche di richiedere sconti che, pur apparentemente vantaggiosi, si traducono in un’erosione significativa dei margini di guadagno sia per le case editrici che per le librerie, soprattutto quelle indipendenti, che faticano a compensare queste riduzioni con volumi di vendita sufficienti.
La scelta delle biblioteche di Roma e Torino, con le loro direttrici Simona Cives e Cecilia Cognigni, evidenzia una consapevolezza matura rispetto al ruolo cruciale che il libro riveste nella società.
L’esclusione della richiesta di sconti, nel rispetto del prezzo di vendita al pubblico stabilito dall’editore, si configura come un atto di sostegno concreto e mirato, che mira a preservare la vitalità e la diversità dell’offerta culturale.
Questa iniziativa non si limita a una mera questione economica; riflette una riflessione più ampia sul valore intrinseco del libro, sulla sua funzione di veicolo di conoscenza, di cultura e di identità.
Il sistema librario è un organismo complesso, un delicato equilibrio tra autori, editori, librerie, biblioteche e lettori.
Un modello basato esclusivamente sulla logica dello sconto rischia di compromettere questo equilibrio, impoverendo l’offerta culturale e mettendo a repentaglio la sopravvivenza di una parte significativa della filiera.
Si auspica che questa iniziativa pilota possa fungere da modello per altre amministrazioni pubbliche, incentivando un ripensamento generale delle politiche di acquisto di libri e una maggiore sensibilità verso le esigenze degli operatori del settore, al fine di garantire la sostenibilità e la prosperità dell’intero sistema librario nazionale.
La decisione di Roma e Torino segna un passo importante verso la creazione di un ambiente più equo e favorevole alla diffusione della cultura e della lettura.