La definitiva chiusura dello stabilimento Te Connectivity a Collegno segna un capitolo doloroso per il tessuto industriale piemontese e un duro colpo per i 144 lavoratori ancora impiegati, ora in cassa integrazione. La riunione del tavolo di crisi regionale ha confermato l’imminenza della decisione, con la data di chiusura fissata al 31 agosto, sancendo il fallimento di ogni tentativo di avviare una reindustrializzazione del sito.La multinazionale, leader mondiale nella produzione di connettori elettrici e ottici, aveva preannunciato, alla fine del 2023, la dislocazione della produzione in sedi estere, una decisione che avrebbe portato alla perdita di 220 posti di lavoro, ridotti ora al numero dei lavoratori in cassa integrazione. L’ipotesi di un’inversione di rotta, un ritorno all’industria locale, si è scontrata con una complessa combinazione di fattori strutturali e congiunturali. L’aumento vertiginoso dei costi energetici, aggravato da un contesto economico internazionale incerto e volatile, ha reso economicamente insostenibile qualsiasi progetto di rilancio.Lo stabilimento di Collegno rappresenta un patrimonio industriale di inestimabile valore. La sua storia è intrisa di innovazione e competenza, avendo contribuito a realizzare cablaggi fondamentali per missioni spaziali iconiche come l’Apollo 11, un simbolo tangibile dell’ingegno italiano applicato all’esplorazione dello spazio. La sua scomparsa non è solo la perdita di un impianto produttivo, ma anche di un bacino di competenze specialistiche, un know-how manuale e tecnico che avrebbe potuto fungere da polo attrattivo per nuove aziende e stimolare lo sviluppo di un ecosistema industriale locale. Come sottolineato da Diego Spinazzola della Fim Torino, si perde un’opportunità unica per promuovere la crescita e l’innovazione nel territorio.Le iniziative di formazione professionale, proposte come valvola di sfogo per i lavoratori colpiti, offrono una parziale risposta, ma non garantiscono un reinserimento certo nel mercato del lavoro. La fragilità di tali percorsi, spesso inadeguati a compensare la perdita di un’esperienza consolidata, emerge chiaramente nel dibattito aperto. La vicenda Te Connectivity solleva interrogativi urgenti sulla capacità del sistema paese di contrastare le delocalizzazioni produttive, un fenomeno sempre più pervasivo e con conseguenze sociali ed economiche devastanti. “Le percentuali di successo di riindustrializzazioni di questo tipo restano troppo basse”, osserva Giorgia Perrone della Fiom, evidenziando la necessità di politiche industriali più efficaci e mirate a sostenere la competitività delle imprese italiane. La questione non si riduce alla mera gestione della crisi, ma impone una riflessione profonda sulle strategie di sviluppo del territorio e sulla necessità di tutelare il patrimonio industriale nazionale.
Te Connectivity: Chiusura Stabilimento, Un Colpo all’Industria Piemontese
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