venerdì, 6 Giugno 2025
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Astensione e Ius Scholae: un silenzio che esprime scelte politiche.

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L’astensione dal voto referendario, lungi dall’essere una lesione al principio democratico, si configura come un atto di espressione politica, un silenzio eloquente che esprime una precisa presa di posizione. Questa affermazione, corroborata dal riconoscimento di figure di spicco come il Presidente emerito Napolitano e l’indimenticato Mario Pannella, fervente sostenitore stesso degli strumenti referendari, riflette una consapevolezza più ampia: la partecipazione non è l’unico metro di legittimità democratica. Come sottolineato dal Presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, l’assenza alle urne non implica necessariamente un vuoto democratico, bensì una scelta politica ponderata.La questione dello Ius Scholae, un tema cruciale nel dibattito sull’integrazione e la cittadinanza, emerge come un esempio emblematico di come le scelte politiche richiedano una riflessione profonda e un dialogo costruttivo. L’idea che la scuola debba essere il fulcro di un’integrazione autentica, un luogo dove i bambini stranieri possano crescere e formarsi come cittadini a pieno titolo, trova solida base nella constatazione che un percorso scolastico completato con successo, testimonianza di impegno e assimilazione, possa legittimamente aspirare a un riconoscimento formale di cittadinanza.Questa prospettiva, lungi dall’essere una posizione isolata, incarna un approccio politico sereno e responsabile, volto a promuovere un dibattito aperto all’interno della coalizione di centrodestra. Il punto non è imporre una visione, ma stimolare una riflessione condivisa, mettendo in discussione preconcetti e aprendo la strada a soluzioni innovative che tengano conto delle esigenze di integrazione e della necessità di promuovere una società più inclusiva.L’astensione e la riflessione critica sullo Ius Scholae si intersecano quindi, delineando un quadro più ampio di partecipazione democratica che va oltre la semplice votazione, abbracciando il diritto di esprimere dissenso, promuovere il dialogo e contribuire attivamente alla costruzione di un futuro più giusto e inclusivo. La democrazia non si esaurisce nell’atto del voto, ma si alimenta nella continua ricerca di soluzioni condivise e nella capacità di ascoltare voci diverse, anche quelle che emergono dal silenzio.

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