Trasformazioni nel Parco del Valentino: riqualificazione e criticità a Torino

29 gennaio 2025 – 08:45

Il tessuto urbano del Parco del Valentino si sta trasformando radicalmente grazie all’importante intervento di riqualificazione legato al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il primo lotto dei lavori, che ha coinvolto l’area compresa tra il castello del Valentino e l’ingresso del parco sul lato di corso Vittorio, è stato completato con successo. Camminando lungo il nuovo viale, si nota immediatamente una maggiore presenza di verde e la rimozione dell’asfalto conferisce un impatto visivo notevole, sottolineando la qualità complessiva del progetto di riqualificazione. Tuttavia, non passa inosservata la sostituzione dei tradizionali e eleganti lampioni con nuove luci costituite da semplici e poco attraenti pali verticali. È interessante notare che la Soprintendenza, già attenta in passato nel preservare anonimi muri di cinta nelle ex zone industriali come via Boggio aule Politecnico, abbia preso atto di questa modifica.Un’altra considerazione riguarda Torino, antica Capitale d’Italia ricca di storia e eventi spesso poco pubblicizzati: i manifesti sono quasi assenti sia in città che in provincia. Anche le Universiadi sono state scarsamente promosse, tanto che abbiamo avuto notizia dell’evento solo casualmente parlando con volontari. Anche il quarto centenario della nascita dell’architetto Guarino Guarini è passato in silenzio, così come il bicentenario del Museo Egizio, secondo museo al mondo dopo quello del Cairo: mancanza totale di comunicazione su questi importanti eventi.D’altra parte, è importante evidenziare anche ciò che funziona bene ma fa meno rumore. Recentemente ho avuto un’esperienza positiva al commissariato di via Pinelli per il rinnovo del passaporto: nonostante qualche mese di attesa dopo la prenotazione online, l’appuntamento è stato puntuale e ho potuto completare la pratica rapidamente grazie al personale giovane, gentile e efficiente presente sul posto.Infine, preoccupa la carenza di medici negli ospedali italiani che porta molti professionisti a emigrare all’estero o ad orientarsi verso il settore privato. La decisione del nuovo direttore generale di limitare le attività intramoenia può penalizzare ulteriormente il sistema sanitario nazionale e solleva dubbi sulla reale volontà politica nel garantire una sanità pubblica efficiente. Restano interrogativi legittimi su quale possa essere il futuro della sanità italiana.”

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