La decisione del presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, di autorizzare la rimozione selettiva di due esemplari di lupo nell’Alta Val Venosta rappresenta un atto complesso, frutto di un bilanciamento delicato tra esigenze di tutela della fauna selvatica e la salvaguardia delle attività economiche locali, in particolare l’allevamento.
L’atto, sancito in conformità con la legge provinciale 10/2023, si radica in un quadro di crescenti tensioni tra uomo e fauna, acuite da cambiamenti climatici e da pratiche di gestione del territorio che hanno alterato gli equilibri ecologici preesistenti.
I dati presentati dalla Provincia evidenziano una situazione di conflitto particolarmente pressante.
I trentuno attacchi al bestiame documentati tra maggio e luglio 2025, sebbene inferiori ai quarantidue della stagione alpestre precedente, rappresentano comunque un impatto significativo per le comunità montane.
Questi attacchi non sono meri eventi isolati, ma riflettono una pressione crescente esercitata dalle popolazioni di lupi, le cui abitudini alimentari si adattano a sfruttare risorse sempre più limitate, innescando un circolo vizioso di competizione con l’allevamento tradizionale.
Le malghe colpite, dichiarate zone di protezione dei pascoli, testimoniano la vulnerabilità del territorio e la necessità di interventi mirati.
Sebbene gli allevatori abbiano implementato misure protettive, l’efficacia di queste si è dimostrata insufficiente a prevenire completamente le perdite.
La decisione di procedere con la rimozione di due esemplari non è stata presa alla leggera.
Ha recepito il parere positivo sia dell’Osservatorio faunistico provinciale che dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), enti di riferimento per la gestione sostenibile della fauna selvatica.
Il parere di Ispra, in particolare, sottolinea la necessità di valutare l’impatto delle popolazioni di lupi sull’economia locale e la possibilità di adottare misure di mitigazione del conflitto.
La legge provinciale 10/2023 fornisce un quadro legale che consente interventi mirati per la gestione delle specie selvatiche, riconoscendo la necessità di conciliare la conservazione della biodiversità con le esigenze delle comunità locali.
L’incarico al Corpo forestale provinciale per l’esecuzione del prelievo sottolinea l’importanza di un approccio professionale e responsabile.
Il lasso di tempo di 60 giorni imposto per la validità dell’autorizzazione introduce un elemento di urgenza, ma anche di necessità di monitoraggio costante della situazione.
L’intervento, seppur limitato a due esemplari, deve essere interpretato come un segnale di attenzione verso le problematiche locali e come un punto di partenza per la definizione di strategie di gestione del lupo più efficaci e partecipate, che coinvolgano tutte le parti interessate: allevatori, ambientalisti, istituzioni e ricercatori, al fine di promuovere una convivenza più armoniosa e sostenibile nel territorio alpino.
L’azione deve essere intesa non come una rinuncia alla tutela del lupo, ma come un tentativo di trovare un equilibrio dinamico e adattabile alle sfide del presente.