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Bilancio storico in Alto Adige: 8,8 miliardi per futuro e inclusione.

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Bolzano: cambio al vertice, Cusumano a L’Aquila, Travaglini prefetto.

Il panorama istituzionale provinciale di Bolzano si rinnova con un passaggio di consegne di rilievo. Vito Cusumano, figura chiave nella gestione amministrativa della provincia...

Tentato omicidio a Bolzano: 9 anni per nigeriano

Il tribunale di Bolzano ha emesso una sentenza di condanna a nove anni di reclusione per Benedict Chika Ibolekwu, cittadino nigeriano di 37 anni, ritenuto responsabile del tentato omicidio della sua ex suocera, un evento che ha scosso la comunità locale il 13 febbraio 2024.

La vicenda, intricata e carica di elementi inquietanti, si è consumata in via Cavour, nel cuore della città.
L’accusa, sostenuta con rigore dal pubblico ministero Igor Secco, ha delineato una ricostruzione dettagliata degli eventi che hanno portato al tentativo di aggressione.
Secondo quanto ricostruito, Ibolekwu, residente in Germania, pianificò meticolosamente la trappola.
L’uomo, dopo essersi introdotto nello scantinato del condominio dove risiedeva la vittima, provocò un’interruzione deliberata dell’alimentazione elettrica all’appartamento.
Questa manovra, volta a indurre la donna a scendere e investigare il guasto, si è rivelata fatale.
Una volta giunta nello scantinato, la donna è stata colta di sorpresa e brutalmente aggredita con un’arma da taglio, riportando lesioni gravissime alla testa e alla gola.

La giudice Elsa Vesco, presiedendo il processo con rito abbreviato, ha accolto la ricostruzione fornita dalla Procura, emettendo la condanna a nove anni di reclusione.
La sentenza ha riconosciuto la sussistenza delle aggravanti contestate, tra cui quella di premeditazione, sottolineando la pianificazione e l’intenzionalità dell’azione criminosa.

Il movente, emerso durante le indagini, sembra essere legato a conflitti familiari e post-relazionali emersi a seguito della separazione tra Ibolekwu e la sua ex compagna, madre della donna aggredita.

La dinamica, presumibilmente, è scaturita da una complessa rete di tensioni e rancori, che hanno portato l’uomo a compiere un gesto estremo.
La sentenza, pur rappresentando un punto di arrivo in questa fase del procedimento giudiziario, non preclude ulteriori sviluppi.
La difesa, immediatamente dopo la lettura della sentenza, ha annunciato l’intenzione di presentare ricorso in appello, nel tentativo di ottenere una revisione della condanna.

La vicenda solleva interrogativi sulla gestione delle dinamiche familiari conflittuali e sulla potenziale escalation di comportamenti aggressivi in contesti relazionali complesse, evidenziando la necessità di interventi preventivi e di supporto per individui a rischio.

La comunità, ancora scossa, attende con ansia l’evoluzione del caso e spera in una piena ricostruzione della verità.

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