La vicenda dei vitalizi spettati agli ex consiglieri regionali si è conclusa con una sentenza di chiusura, segnando una tappa cruciale nel delicato bilanciamento tra diritti acquisiti e necessità di una gestione finanziaria pubblica responsabile.
La disputa, innescata immediatamente a seguito della riforma del 2014, riflette una profonda revisione delle politiche di sostegno economico a esponenti politici uscenti, innescata da una percezione diffusa di eccessiva generosità e mancanza di trasparenza.
La riforma del 2014, intervenendo sulla metodologia di calcolo del valore attuale dei vitalizi – introdotte meno di due anni precedentemente – mirava a contenere la spesa pubblica e a garantire una maggiore equità nella distribuzione delle risorse.
Questa decisione, tuttavia, ha provocato un’ondata di ricorsi da parte dei beneficiari, convinti della lesione dei propri diritti.
La spirale giudiziaria si è protratta per anni, raggiungendo l’apice con il giudizio di legittimità costituzionale.
La Corte Costituzionale, nel 2019, ha espresso un giudizio di ammissibilità, riconoscendo la prevalenza dell’interesse pubblico a un sistema di trattamenti economici più sostenibile e controllato.
L’organo di garanzia ha ritenuto che la riforma, pur incidendo su posizioni individuali, fosse giustificata dall’imperativo di assicurare una gestione efficiente e trasparente delle risorse pubbliche.
La decisione ha sostanzialmente validato la necessità di rivedere criteri e modalità di erogazione dei vitalizi, considerati in passato troppo generosi e privi di un adeguato sistema di controlli.
La sentenza della Corte Costituzionale, in combinazione con le precedenti decisioni favorevoli al Consiglio regionale e alla Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol nei gradi di merito, ha gettato le basi per la successiva pronuncia della Corte di Cassazione, che ha confermato in modo definitivo l’obbligo di restituzione delle somme contestate agli ex consiglieri.
Contestualmente, la Corte ha dichiarato inammissibili ulteriori questioni di costituzionalità sollevate nel ricorso, evidenziando la solidità del quadro normativo e la correttezza del percorso legislativo intrapreso.
La condanna al pagamento delle spese legali, a carico dei ricorrenti, sottolinea ulteriormente la natura definitiva della decisione.
Il Presidente del Consiglio regionale, Roberto Paccher, ha espresso soddisfazione per l’esito del giudizio, sottolineando come la sentenza della Cassazione rappresenti un atto di riconoscimento del lavoro svolto dall’istituzione nel perseguire la trasparenza e l’equilibrio nella gestione delle risorse pubbliche.
Il provvedimento, secondo Paccher, convalidata la scelta di correggere “scelte precedenti non equilibrate” e testimonia un approccio responsabile nella tutela dell’interesse collettivo, senza negare integralmente i diritti individuali, ma calibrandoli in un contesto di sostenibilità finanziaria e di rispetto delle risorse pubbliche.
L’evento segna dunque un punto di svolta nella gestione dei trattamenti di fine mandato, auspicando un futuro caratterizzato da maggiore trasparenza, responsabilità e allineamento con i principi di equità e sostenibilità.







