venerdì 26 Settembre 2025
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Trieste

Armamenti nei porti: Filt Cgil Fvg chiede trasparenza e rispetta la coscienza.

La Filt Cgil del Friuli Venezia Giulia esprime profonda preoccupazione e sollecita un’azione urgente da parte delle istituzioni governative nazionali e regionali, in merito al transito di armamenti attraverso i porti regionali.
La richiesta non si limita all’applicazione rigorosa della normativa vigente, ma si estende ad una dimostrazione tangibile di trasparenza che risponda all’imperativo morale di un paese che costituzionalmente ripudia la guerra come strumento di risoluzione delle controversie.
L’arrivo della nave MSC Melani III, proveniente da Ashdod (Israele), ha riacceso l’attenzione su una questione di primaria importanza per la coscienza collettiva.
In un contesto internazionale segnato da conflitti e tensioni, la Filt Cgil Fvg ritiene imprescindibile che i cittadini abbiano accesso a informazioni chiare e complete riguardo ai movimenti di armi che attraversano il territorio regionale.

La questione non è meramente procedurale, ma si radica nel diritto fondamentale all’obiezione di coscienza, un principio tutelato dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale.

Ogni individuo ha il diritto di non essere complice, neppure indirettamente, di azioni che contrastano con i propri valori etici e morali.
Questo diritto implica un accesso all’informazione che consenta ai cittadini di valutare la propria posizione e di agire in conformità con la propria coscienza.
Stefano Mauro, segretario del Dipartimento Porti della Filt Cgil Fvg, e Saša Čulev, segretario generale della Filt Cgil Fvg, invitano la Giunta regionale e ogni membro del Consiglio regionale a farsi carico di questa responsabilità.

È necessario un intervento proattivo presso le sedi competenti per ottenere la massima trasparenza sui traffici di armi, superando ogni opacità e ogni tentativo di elusione.
La Filt Cgil Fvg si riserva il diritto di mobilitare tutte le proprie risorse e di collaborare con le rappresentanze del mondo del lavoro e della società civile per garantire il rispetto dei diritti fondamentali e per difendere l’onore e la dignità del paese.
Si tratta di un appello alla responsabilità istituzionale, alla trasparenza e al rispetto della coscienza individuale, in un momento storico che richiede un impegno collettivo per la pace e la giustizia.
La richiesta di chiarezza non è un atto di contestazione fine a sé stesso, ma un esercizio di cittadinanza attiva e consapevole, volto a preservare i valori fondanti della nostra Costituzione.

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