La funzionalità critica della sala settoria del cimitero di San Vito, istituzionale per l’esecuzione di esami autoptici, è pesantemente compromessa da ripetute disfunzioni, creando un’emergenza che rischia di inficiare l’accuratezza e l’affidabilità di inchieste giudiziarie di notevole importanza.
Il ripetersi di eventi anomali, in un lasso di brevissimo intervallo, solleva interrogativi sulla manutenzione, la gestione e la verifica delle condizioni operative di una struttura essenziale per l’amministrazione della giustizia.
Il primo episodio, legato al caso di Alessandro Venier, vittima di un orribile crimine, ha visto la salma esposta a un rischio di ritardo dovuto alla conservazione impropria in cella frigorifera, con conseguente alterazione dei tessuti e difficoltà nell’esecuzione delle indagini.
Successivamente, un secondo caso, ancora più grave, ha portato all’impossibilità di procedere all’autopsia a causa di un avanzato stato di decomposizione del corpo.
Questa seconda situazione, in particolare, ha determinato un’irreversibile perdita di informazioni cruciali per accertare le cause del decesso.
L’episodio più recente, riguardante un uomo di 69 anni deceduto a seguito di un incidente stradale e di un successivo ricovero ospedaliero, evidenzia la gravità della situazione.
La famiglia, assistita dal legale, aveva espresso la necessità di un’autopsia per chiarire il possibile nesso causale tra l’incidente, le cure mediche ricevute e la morte.
La nomina del medico legale Antonello Cirnelli, e la presenza dei consulenti di parte, si sono rivelati vani a causa dell’impossibilità di esaminare un cadavere irrimediabilmente alterato.
La mancata possibilità di determinare la causa del decesso con certezza apre scenari legali complessi e rischia di privare la giustizia di elementi decisivi.
L’incongruenza è ancora più marcata se si considera che, solo pochi giorni prima, il Comune aveva certificato l’idoneità della sala settoria alla Procura, una dichiarazione che ora appare palesemente contraddetta dai fatti.
La situazione è ulteriormente aggravata dalla mancanza di un gruppo di continuità elettrica, che avrebbe dovuto garantire la stabilità delle temperature all’interno delle celle frigorifere, prevenendo alterazioni dei corpi in attesa di esame.
La famiglia del defunto sta valutando azioni legali nei confronti del Comune di Udine, e la Procura ha avviato un’indagine per accertare le responsabilità e le cause di queste ripetute disfunzioni.
La sala settoria, storicamente un punto di riferimento per autopsie in casi complessi e di grande rilevanza, è ora al centro di un’emergenza che richiede interventi urgenti e radicali per ripristinare la piena operatività della struttura e ripristinare la fiducia nell’amministrazione della giustizia.
L’evento mette a nudo una carenza di controlli, manutenzione e, forse, una superficialità nella gestione di una risorsa vitale per il sistema giudiziario.