La riapertura delle indagini sull’autore della lunga spirale di attentati, tristemente noto come Unabomber, ha generato una nuova ondata di analisi forensi, focalizzate su dieci reperti cruciali ritrovati sulle scene del crimine che insanguinarono il Nordest italiano tra il 1994 e il 2006.
La perizia, di notevole complessità e profondità, condotta dall’ex comandante del Raggruppamento Incursori Subacquei e Antiterrore (RIS) di Parma, Giampietro Lago, affiancato dall’antropologa molecolare forense Elena Pilli, ha escluso qualsiasi corrispondenza genetica tra i profili estratti dai reperti e quelli relativi agli undici individui attualmente sotto indagine, così come a qualsiasi persona conosciuta.
La portata di questa esclusione assume un significato strategico nell’evoluzione delle indagini, suggerendo che l’autore degli attentati, sebbene operante in un contesto sociale e geografico definito, potrebbe non essere collegato direttamente alle figure attualmente nel mirino della giustizia.
Tale scoperta, se confermata nelle sue implicazioni più ampie, potenzialmente ridefinisce le piste investigative precedentemente seguite, spingendo le autorità a rivedere i criteri di ricerca e a considerare nuove ipotesi.
La Procura di Trieste, nel novembre 2022, ha deciso di riaprire formalmente le indagini, una mossa motivata da nuove evidenze e da una rinnovata attenzione alle tecniche di analisi del DNA, più sofisticate rispetto a quelle disponibili nel precedente iter giudiziario.
Tra gli indagati figurano personalità di spicco nel panorama industriale e tecnico del Friuli Venezia Giulia, tra cui Elvio Zornitta, ingegnere di Corva di Azzano Decimo, già oggetto di un’inchiesta nel 2004, conclusasi con il suo proscioglimento nel 2009.
La sua inclusione nell’attuale indagine, pur in assenza di collegamenti genetici diretti secondo le prime analisi, testimonia la complessità del caso e l’intenzione di escludere ogni possibile connessione.
L’imponente lavoro peritale, che presto sarà presentato integralmente, promette di svelare dettagli cruciali sulle tecniche utilizzate dall’attentatore e sulla possibile origine dei materiali impiegati nella fabbricazione degli ordigni.
L’analisi del DNA, sebbene rappresenti un potente strumento investigativo, non esaurisce la complessità del caso, che richiede un approccio multidisciplinare, integrando dati genetici, profili psicologici, ricostruzioni delle dinamiche del crimine e un’attenta valutazione del contesto storico e sociale in cui gli attentati si sono verificati.
L’obiettivo primario rimane quello di identificare e assicurare alla giustizia l’autore di una serie di crimini che hanno lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva e che continuano a generare interrogativi irrisolti.