L’arco alpino, sentinella silenziosa del cambiamento climatico, sta subendo una trasformazione drammatica, ben oltre la semplice riduzione dei ghiacciai.
L’aumento costante delle temperature globali, innescato dalle emissioni antropiche, sta accelerando un processo di degrado che investe l’intera catena montuosa, compromettendo la sua stabilità geomorfologica e la sicurezza delle comunità che vi abitano e la visitano.
I dati raccolti dall’Osservatorio Città Clima di Legambiente, che rilevano 83 eventi meteorologici estremi nei primi sette mesi del 2025 – con una concentrazione particolarmente intensa in Lombardia, Veneto e Piemonte – sono la fotografia di una realtà in rapido deterioramento.
Questi eventi, che spaziano da ondate di calore prolungate a piogge torrenziali e grandinate violente, non sono più eccezioni, ma tendenze consolidate.
La Carovana dei Ghiacciai, iniziativa di Legambiente in collaborazione con Cipra Italia e supportata dalla Fondazione Glaciologica Italiana, si pone come strumento essenziale per monitorare l’evoluzione di questi fenomeni, sensibilizzando l’opinione pubblica e sollecitando azioni concrete.
L’edizione 2025 ha fatto tappa in Valmalenco, Lombardia, per focalizzarsi sul ghiacciaio Ventina, un banco di prova emblematico della crisi in corso.
Il ritiro del Ventina, quantificato in una perdita di superficie di oltre il 35% tra il 2022 e il 1957 (da 2,10 km² a 1,38 km²), non è solo una questione estetica o naturalistica.
Rappresenta un indicatore cruciale di un disequilibrio idrologico e geologico.
La massa glaciale, agendo come un collante naturale, ha storicamente contribuito alla stabilità dei versanti montani.
La sua progressiva scomparsa innesca una serie di processi complessi: disconnessione dei versanti, aumento della permeabilità del suolo, incremento del rischio di frane e colate detritiche.
Questi eventi, amplificati dalle precipitazioni sempre più intense e concentrate, creano un circolo vizioso di degrado che mette a rischio infrastrutture, abitazioni e, soprattutto, vite umane.
La deglaciazione del Ventina, dunque, è un sintomo di un problema ben più ampio: la montagna alpina sta perdendo la sua resilienza, la sua capacità di resistere agli impatti del cambiamento climatico.
Come sottolinea Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente e presidente di Cipra Italia, è imperativo adottare un approccio di adattamento e rispetto, ripensando i modelli di sviluppo, promuovendo pratiche di gestione sostenibile del territorio e rafforzando la consapevolezza dei rischi.
Ciò implica investimenti in sistemi di monitoraggio avanzati, interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, una pianificazione urbanistica oculata e la promozione di un turismo responsabile, capace di valorizzare il patrimonio naturale senza comprometterne la salute.
La sfida è complessa, ma la salvaguardia dell’arco alpino non è solo un imperativo ambientale, ma una questione di sicurezza nazionale e di eredità per le future generazioni.






