mercoledì 10 Settembre 2025
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Bancarotta Fraudolenta ad Auronzo: Indagine Shock su Albergo e Milioni Deviati

L’inchiesta giudiziaria che ha portato alla denuncia di quattro persone per bancarotta fraudolenta segna un capitolo doloroso nella storia economica di Auronzo di Cadore, dove un albergo di rilevanza turistica e sportiva – ospite, per anni, del ritiro precampionato di una squadra di Serie A – è crollato sotto il peso di un dissesto finanziario stimato in 4,5 milioni di euro.

Le accuse, formulate dalla Guardia di Finanza, convergono su un disegno criminale complesso e premeditato, che ha visto l’alterazione sistematica di procedure, la manipolazione di flussi finanziari e l’occultamento di informazioni cruciali, culminando nel fallimento dichiarato nel 2022.

Il fulcro dell’indagine si concentra sull’interazione tra l’impresa bellunese e la sua società di capitali napoletana, quest’ultima già dichiarata fallita nel 2012.
Si sospetta che attraverso una serie di operazioni societarie complesse e opache, risorse finanziarie provenienti da istituti bancari siano state illecitamente deviate alla controllante campana, privando l’albergo delle risorse necessarie per la sua sostenibilità.

In particolare, l’amministratore delegato della società bellunese è accusato di aver dissipato la riserva di conferimento, erogando ingenti somme, superiori agli 800.000 euro in più tranche nel 2010, alla controllante senza una valida giustificazione economica e in assenza di una specifica approvazione assembleare, violando così principi fondamentali del Codice Civile.
L’accusa ricostruisce un quadro di spesa impropria e di distorsione dei costi, con l’individuazione di fatture gonfiate per un ammontare di 1,6 milioni di euro relative a lavori di ristrutturazione.
Questi lavori, finanziati interamente da un istituto di credito ignaro del raggiro, ammontavano in realtà a soli 300.000 euro, mentre la fatturazione raggiungeva la cifra di 1,9 milioni.

Un ulteriore illecito è stato scoperto con il rimborso illegittimo di un pregresso finanziamento, per 250.000 euro, alla controllante partenopea.

L’amministratore delegato della società fallita è accusato anche di aver utilizzato risorse aziendali per scopi personali, pari a circa 130.000 euro, destinati a coprire spese di viaggio, soggiorni, ristorazione e servizi di estetica.
La spirale negativa si è conclusa con una fraudolenta cessione di una porzione di fabbricato aziendale, valutata oltre 500.000 euro, a un cittadino campano, anteponendo le sue pretese creditorie in modo illegittimo.
Le indagini hanno inoltre portato al coinvolgimento di due ulteriori individui, un napoletano e un romano, accusati di aver partecipato all’occultamento della documentazione amministrativa della società, scoperta solo in seguito a una perquisizione.
L’inchiesta, ancora in corso, mira a ricostruire completamente il quadro delle responsabilità e a quantificare l’impatto finanziario di queste azioni illegali, con implicazioni che vanno ben oltre la mera perdita di un’attività economica, toccando la credibilità del sistema finanziario locale e la fiducia nella trasparenza delle operazioni commerciali.
La vicenda solleva interrogativi cruciali sulla vigilanza e sui controlli interni, e sulla necessità di rafforzare i meccanismi di prevenzione e repressione dei reati finanziari.

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