L’approccio consolidato nella gestione dell’infarto miocardico acuto, con l’utilizzo diffuso della cardioaspirina come pietra angolare della terapia, potrebbe subire una revisione significativa.
Uno studio multicentrico, con un ruolo centrale giocato dal Policlinico di Padova, sta mettendo in discussione questo paradigma, aprendo la strada a una nuova era nella cura dei pazienti con infarto.
La ricerca, coordinata in Italia dal direttore dell’UOSD Emodinamica e Cardiologia Interventistica, Giuseppe Tarantini, ha coinvolto un network globale di 40 centri, europei e internazionali, e ha pubblicato i suoi risultati sul prestigioso New England Journal of Medicine.
Lo studio, denominato Target-First, ha analizzato un campione di oltre 2.200 pazienti, introducendo un concetto rivoluzionario: la “rivascolarizzazione completa e tempestiva”.
Si tratta di una strategia che prevede l’intervento, attraverso angioplastica o bypass coronarico, su tutte le arterie coronarie compromesse entro una settimana dall’evento infartuale.
Questo approccio contrasta con le pratiche tradizionali, spesso caratterizzate da interventi parziali o rimandati nel tempo, che comportano il rischio di lesioni non trattate e la dipendenza continuativa da farmaci come la cardioaspirina.
In Italia, l’incidenza dell’infarto miocardico acuto è allarmante, superando i 100.000 casi all’anno.
Nonostante i progressi nella cardiologia, la mortalità a 30 giorni dall’infarto rimane una sfida significativa.
L’innovativa terapia sviluppata grazie allo studio padovano mira a migliorare sensibilmente la sopravvivenza, riducendo la mortalità a 30 giorni, attualmente stimata intorno al 4%, in maniera esponenziale, potremmo dire, fino a 5 o 10 volte tanto.
La rapidità di intervento si rivela cruciale nella gestione dell’infarto miocardico acuto.
Questo studio rappresenta un passo avanti fondamentale nella ricerca di soluzioni terapeutiche sempre più efficaci, grazie anche alla sinergia tra ricerca clinica e innovazione tecnologica.
“La cura dei nostri pazienti fa un passo avanti grazie a questo studio” sottolinea Michele Tessarin, direttore sanitario dell’Azienda ospedaliera di Padova, evidenziando come l’approccio olistico adottato, che include una valutazione completa del paziente dopo l’angioplastica e una personalizzazione dello screening vascolare, stia producendo risultati tangibili.
Un aspetto particolarmente rilevante è la significativa riduzione degli eventi emorragici, calati del 50% grazie alla personalizzazione delle terapie.
Questo si traduce in una diminuzione del rischio di sanguinamenti da 4% a 30 giorni a 0,4% a un anno nei casi non gravi.
La possibilità di interrompere l’assunzione di aspirina già a un mese dall’infarto, in combinazione con una revisione delle terapie farmacologiche, eliminando i farmaci inefficaci, contribuisce in modo determinante a questi risultati positivi.
La ricerca padovana, ancora una volta, si conferma all’avanguardia a livello mondiale, come sottolinea Paolo Dei Tos, direttore del servizio di diagnostica integrata, evidenziando la necessità di una maggiore capacità di comunicazione per valorizzare al meglio questi importanti progressi.
La ricerca italiana continua a distinguersi per la sua eccellenza, contribuendo in modo significativo al miglioramento della qualità delle cure e aprendo nuove prospettive per il futuro della cardiologia interventistica.