L’introduzione di distributori di assorbenti igienici gratuiti presso alcune sedi dell’Università Iuav di Venezia rappresenta un segnale tangibile di un cambiamento in atto negli spazi accademici, un’iniziativa che trascende la mera fornitura di un bene essenziale per diventare simbolo di un’accessibilità e un’inclusività più ampie.
L’Unione degli Universitari ne ha annunciato l’attivazione, evidenziando come questa risposta a una storica richiesta studentesca segnali un primo, seppur incompleto, passo verso un’equa considerazione dei bisogni di tutte le componenti della comunità accademica.
Angelica Morresi, rappresentante nel consiglio di amministrazione e coordinatrice di Udu Venezia, sottolinea la natura conquistata di questa iniziativa, frutto di un percorso di ascolto attivo e pressione costante all’interno degli organi universitari.
Non si tratta di un atto di generosità, bensì di una necessità riconosciuta, un riconoscimento del peso economico e psicologico che la mancanza di questi prodotti può avere sulle studentesse.
L’accesso gratuito a beni di prima necessità, come gli assorbenti, si configura come un diritto, non un privilegio, e la sua assenza perpetua disuguaglianze che si ripercuotono sulla partecipazione e sul benessere degli studenti.
L’esigenza di un’equa copertura di tutti gli studenti, tuttavia, rimane una sfida aperta.
La carenza di questo servizio presso l’Università Ca’ Foscari mette in luce una disparità preoccupante, un divario che evidenzia la necessità di un impegno più diffuso a livello istituzionale.
Giorgia Pettenò, ex rappresentante in cda, ricorda come fossero stati stanziati fondi significativi – 40.000 euro complessivi, distribuiti su tre anni – per l’installazione dei distributori, risorse che, nonostante la previsione di un piano di uguaglianza di genere, non si sono concretizzate in un servizio operativo entro l’anno accademico 2023/2024.
Questo ritardo non è un mero inconveniente amministrativo; riflette una lacuna più profonda nella capacità dell’università di rispondere efficacemente alle esigenze concrete degli studenti, soprattutto in relazione a tematiche legate alla salute femminile e alla parità di genere.
L’assenza di un’azione tempestiva e coerente con le dichiarazioni di intenti solleva interrogativi sull’effettiva priorità attribuita alla promozione di un ambiente accademico inclusivo e rispettoso delle diversità.
Il caso Iuav, pur rappresentando un segnale positivo, deve essere visto come un punto di partenza, un esempio da seguire e un monito per evitare che iniziative simili rimangano lettera morta, perdendo il potenziale di contribuire a un reale cambiamento culturale e sociale all’interno delle istituzioni universitarie.
La battaglia per l’equità e l’accessibilità continua, e la presenza di questi distributori è solo un tassello di un mosaico più ampio.