A Treviso, un episodio di violenza domestica ha portato all’arresto di un uomo di 50 anni, scatenando un’indagine più ampia sulle dinamiche familiari e sollevando interrogativi sulla gestione dei permessi di soggiorno in contesti di rischio.
L’intervento della polizia è stato innescato da una chiamata di soccorso proveniente da una vicina, la quale, udendo grida concitate, ha assistito alla scena di un uomo che minacciava la moglie con un coltello da cucina, visibile attraverso una finestra.
L’uomo, in uno stato di alterazione psichica acuito dall’abuso di alcolici, è stato immediatamente fermato.
La moglie ha riportato lesioni lievi, giudicate non tali da richiedere un ricovero ospedaliero, ma sufficienti a configurare reati di lesioni personali.
Le accuse a suo carico sono molteplici: maltrattamenti in famiglia, aggravate dall’uso di una arma (il coltello), lesioni, minacce e resistenza a pubblico ufficiale durante la fase di arresto.
La ricostruzione degli eventi, resa possibile dalla testimonianza della vittima, rivela un quadro di violenza reiterata.
La donna ha riferito che gli abusi non si limitavano ad episodi isolati, ma rappresentavano un modello comportamentale consolidato nel tempo, esteso anche nei confronti delle figlie, una delle quali ancora minorenne.
Questo elemento cruciale apre la strada a una più approfondita valutazione psicologica dell’aggressore e a un’analisi delle possibili conseguenze traumatiche sulle minori, con la necessità di predisporre misure di protezione adeguate, come l’attivazione di percorsi di supporto psicologico e la valutazione di soluzioni abitative alternative.
Le autorità competenti hanno disposto l’allontanamento dell’uomo dal domicilio familiare, imponendogli l’obbligo di indossare un braccialetto elettronico, strumento che consente un monitoraggio costante della sua posizione e un maggiore livello di sicurezza per la vittima e le figlie.
Un ulteriore elemento di complessità è rappresentato dalla cittadinanza dello Sri Lanka dell’uomo, che deteneva un titolo di soggiorno rilasciato in precedenza per ricongiungimento familiare.
L’episodio, purtroppo, ha innescato una verifica dello status migratorio, con la probabile revoca del permesso di soggiorno, evidenziando come la violenza domestica possa essere un fattore determinante nella perdita dei diritti legati all’immigrazione, ma anche sollevando questioni etiche relative alla tutela delle vittime in tali circostanze.
L’indagine è in corso e mira a ricostruire completamente la dinamica degli abusi e a valutare la possibilità di ulteriori provvedimenti a tutela della famiglia e della comunità.