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lunedì 17 Novembre 2025

Ca’ Foscari a Kasserine: scavi svelano l’Africa Romana e i suoi oli

L’Università Ca’ Foscari Venezia assume un ruolo di primo piano in una significativa missione archeologica internazionale, svoltasi nella regione di Kasserine, in Tunisia, un territorio cruciale per comprendere le dinamiche dell’Africa Romana.
Gli scavi, attuati nell’area che corrisponde all’antica Cillium, strategicamente situata al confine con l’odierna Algeria, si concentrano sull’analisi di imponenti infrastrutture legate alla produzione e distribuzione dell’olio d’oliva, un elemento chiave nell’economia e nella cultura dell’Impero Romano.

A partire dal 2025, la campagna di scavo sarà guidata da Luigi Sperti, vicedirettore del Dipartimento di Studi Umanistici e Direttore del Cesav (Centro Studi Archeologia Venezia) di Ca’ Foscari, il quale supervisionerà lo studio di due antiche fattorie oleicole incastonate nel cuore del massiccio del Jebel Semmama.
Queste strutture non rappresentano semplici impianti di lavorazione, ma veri e propri nodi complessi all’interno di un sistema agricolo e commerciale di vasta portata.

La Tunisia, in particolare la regione di Kasserine, rivestì un ruolo preponderante nell’approvvigionamento di olio per Roma, fungendo da ponte culturale ed economico tra il potere centrale, i coloni romani stanziati nelle province, e le comunità autoctone.

L’olio non era solo un bene di consumo, ma anche un simbolo di status, un mezzo di scambio e un fattore di integrazione sociale.
Gli scavi hanno portato alla luce resti di strutture operative tra il III e il VI secolo d.
C.
, testimoniando la continuità e la trasformazione delle pratiche agricole e commerciali in un periodo cruciale per l’Impero Romano e per il suo declino.

Particolarmente rilevante è l’area di Henchir el Begar, identificata come l’antica Saltus Beguensis, una proprietà di notevole importanza appartenuta, nel II secolo d.
C.
, al vir clarissimus Lucillius Africanus.
Il sito, esteso su circa 33 ettari, è caratterizzato da una complessa articolazione spaziale, comprendente due settori principali dotati di frantoi, un bacino di raccolta delle acque e numerose cisterne per lo stoccaggio.

Tra le strutture rinvenute spicca il frantoio più grande e imponente della Tunisia, e il secondo più vasto dell’intero Impero Romano.
L’impiego di tecnologie avanzate, come il georadar, ha permesso di individuare un intricato reticolo di strutture abitative e tracciati viari, rivelando un’organizzazione del territorio rurale estremamente sofisticata e gerarchizzata.

Le indagini suggeriscono la presenza di un’economia di sussistenza integrata da attività commerciali a larga scala, che coinvolgevano non solo la produzione di olio, ma anche la lavorazione di altri prodotti agricoli e l’allevamento.

Luigi Sperti ha sottolineato come questa missione offra una prospettiva inedita sull’organizzazione agraria e socio-economica delle regioni di frontiera dell’Africa Romana.

L’olio d’oliva, in particolare, era un elemento imprescindibile nella vita quotidiana degli antichi Romani, utilizzata in cucina, per la cura del corpo, in ambito sportivo, in medicina e, in alcuni casi, come combustibile per l’illuminazione.

La possibilità di studiare la produzione, la commercializzazione e il trasporto di questo bene fondamentale su scala così ampia rappresenta un’opportunità straordinaria per unire ricerca scientifica, valorizzazione del patrimonio culturale e sviluppo sostenibile, confermando il ruolo dell’archeologia come pilastro di eccellenza per l’Università Ca’ Foscari.
L’iniziativa mira a ricostruire non solo le tecniche di produzione, ma anche le reti commerciali, le dinamiche sociali e il paesaggio culturale di un’area cruciale per la storia dell’Impero Romano.

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