Il 25 settembre inaugura a Vicenza il 78° Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico, un’edizione plasmata dalla direzione artistica di Ermanna Montanari e Marco Martinelli, che si configura come un atto di speranza e un’affermazione del potere trasformativo dell’arte.
L’apertura, fissata per le ore 21 nella suggestiva cornice della Basilica Palladiana, intende celebrare l’arte come ponte culturale, un crocevia di identità e un motore per il dialogo interculturale in un mondo sempre più frammentato.
L’evento inaugurale sarà la prima assoluta di “Veni, a goodbye”, un’opera originale del collettivo Alot, una giovane e dinamica compagnia teatrale composta da tredici artisti, la cui età media si attesta sui venticinque anni.
L’approccio di Alot si distingue per la sua ibridazione di linguaggi: uno spettacolo musicale corale che si arricchisce di interventi grafici dal vivo, generati in tempo reale, creando un’esperienza performativa fluida e immersiva, in cui musica, immagine e corpo si compenetrano.
La performance si preannuncia come un’esplorazione estetica e concettuale, un tentativo di cogliere l’effimero e la precarietà dell’esistenza attraverso un linguaggio contemporaneo e sensibile.
La stagione proseguirà il giorno successivo, venerdì 26 settembre, con uno degli appuntamenti più attesi, il debutto al Teatro Olimpico di “Anghelos – Verso il Vangelo secondo Matteo”.
Quest’opera, derivante dalla trasposizione poetica di Pier Paolo Pasolini sul testo evangelico, vedrà la regia di Roberto Latini.
La scelta di Pasolini, figura complessa e controversa, ma imprescindibile per comprendere la cultura italiana del Novecento, riflette una volontà di affrontare temi universali come la fede, la redenzione e la condizione umana, attraverso una lente critica e profondamente radicata nella realtà sociale.
La regia di Latini promette un’interpretazione intensa e suggestiva, capace di restituire la potenza e la bellezza del testo pasoliniano, offrendo al pubblico un’esperienza teatrale di grande impatto emotivo e intellettuale.
L’opera si presenta come un’occasione per riflettere sul significato della fede e sul suo ruolo nella società contemporanea, interrogando il pubblico di fronte alle sfide del nostro tempo.