domenica 10 Agosto 2025
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Venezia

Hong-chi a Venezia: *A Dance in Vain*, un’indagine sulla fragilità umana.

In una Venezia che celebra il quarantesimo anniversario della Settimana Internazionale della Critica, si ripropone un talento emergente: Lee Hong-chi, il regista taiwanese che nel 2023 ha conquistato il prestigioso Leone del Futuro – Premio Opera Prima Luigi De Laurentiis con *Love Is a Gun*.
L’autore, accolto con entusiasmo, presenterà in anteprima mondiale *A Dance in Vain*, una pellicola che, il 6 settembre in Sala Corinto, si preannuncia come un’indagine profonda e visceralmente sentita sulla condizione esistenziale di una generazione.
L’idea del film nasce da un’esperienza personale, da quella sensazione di estraneazione che può insinuarsi anche nei luoghi più familiari.

“C’è stato un momento in cui il mondo mi è apparso improvvisamente distante, come se i volti e i luoghi che conoscevo da sempre si fossero dissolti in un’aura di irrealtà,” confessa Hong-chi.

“Quel sentimento, paradossalmente, mi ha attratto, mi ha spinto a documentare, a catturare la vita che scorre, l’effimero, la fragilità umana.

” La macchina da presa diventa così uno strumento di osservazione, un mezzo per immortalare frammenti di realtà, volti sconosciuti, momenti fugaci, con la consapevolezza che la magia di quell’attimo è intrinsecamente legata alla sua transitorietà.

“È un onore accogliere nuovamente a Venezia un regista che ha saputo così magistralmente incarnare lo spirito della Settimana della Critica,” afferma Beatrice Fiorentino, direttrice artistica.
*A Dance in Vain* si configura come un’evoluzione del percorso narrativo tracciato con *Love Is a Gun*, esplorando con rinnovato sguardo la disillusione e il senso di smarrimento che caratterizzano le giovani generazioni.
Il film, attraverso una narrazione corale e intensamente personale, offre uno spaccato di vite sospese, intrappolate in una spirale di frustrazioni e speranze frustrate, in particolare per coloro che cercano, invano, una realizzazione artistica.

La pellicola non solo conferma l’abilità visiva del giovane regista, ma ne rivela anche la capacità di tradurre in immagini complesse e suggestive le inquietudini del suo tempo.

La storia segue Monkey, una figura silenziosa che opera dietro le quinte di una compagnia teatrale, lottando per mantenere un equilibrio precario nella frenesia di una metropoli.
La sua esistenza, apparentemente ordinaria, è segnata da un dolore profondo, alimentato dalla perdita del suo compagno, Leo, il quale, nel 2020, ha scelto di porre fine alla sua vita.
L’ombra del lutto persiste, impregnando ogni aspetto della sua routine, ogni sua decisione.
Nel tentativo di alleviare il peso dell’angoscia, Monkey cerca conforto, un sostegno che le venga negato con una frase lapidaria e sprezzante: “Dovresti mostrare più gratitudine.
Sei già fortunata.
” Questa affermazione, espressione di una superficialità disarmante, sottolinea la difficoltà di trovare empatia e comprensione in un mondo che spesso premia l’apparenza e soffoca le voci che si levano dal profondo del dolore.
*A Dance in Vain* è, dunque, un grido di ribellione contro l’indifferenza, un’esplorazione toccante della fragilità umana e una riflessione amara sulla ricerca di un senso in un’epoca di incertezze.

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