venerdì 1 Agosto 2025
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Jonas degli stambecchi: un romanzo dolomitico tra natura e rinascita.

Sotto un manto di neve perenne, dove l’eco dei passi si fonde con il respiro dei boschi, si apre il mondo di “Jonas degli stambecchi”, il romanzo d’esordio di Claudio Ghizzo.
L’autore, infermiere e fotografo naturalista originario della Valsugana, offre non un semplice racconto, ma una profonda immersione sensoriale nelle Dolomiti, un’ode alla resilienza umana e alla potenza rigeneratrice della natura.
Il libro si presenta come un viaggio interiore, incarnato nella figura di Jonas, un uomo che abbandona la frenesia della vita urbana per rifugiarsi nel tabìa di famiglia, un rifugio alpino testimone di generazioni passate.
Questo ritorno alle origini non è una fuga, ma una ricerca: la ricerca di un’identità perduta, di un senso di appartenenza, di una quiete interiore che il caos metropolitano aveva soffocato.
Ghizzo intreccia abilmente la narrazione con la fotografia, creando un’esperienza di lettura multisensoriale.

Le immagini, non descritte a parole, si materializzano nella mente del lettore grazie alla ricchezza evocativa del linguaggio.
I silenzi della montagna, il fruscio delle foglie sotto il larice, il nitrito timido degli stambecchi, diventano protagonisti silenziosi di questo percorso di rinascita.
Jonas si ritrova a confrontarsi con il suo passato, con il dolore di un amore perduto, con i fantasmi di un’esistenza soffocata.
Il lavoro infermieristico, svolto in un ospedale di montagna, lo mette a contatto con la fragilità umana, con la forza della speranza e la cruda realtà della sofferenza.
Questi incontri, apparentemente casuali, lo costringono a guardare dentro di sé, a confrontarsi con le proprie paure e a riscoprire il valore della compassione.
“Jonas degli stambecchi” è un romanzo che trascende i confini del genere, mescolando elementi di formazione, introspezione psicologica e narrazione naturalistica.

La scrittura di Ghizzo è caratterizzata da una profonda autenticità e da un’attenzione minuziosa ai dettagli, che contribuiscono a creare un’atmosfera suggestiva e coinvolgente.
Non è solo la bellezza del paesaggio dolomitico a catturare il lettore, ma anche la complessità dei personaggi, le loro debolezze, le loro speranze, la loro capacità di resistere alle avversità.

Il libro invita a riflettere sul rapporto tra l’uomo e la natura, sul significato della solitudine, sulla ricerca della felicità e sulla possibilità di reinventarsi, anche quando tutto sembra perduto.
È un inno alla semplicità, alla lentezza, alla capacità di ascoltare il silenzio, perché è proprio nel silenzio che si può trovare la voce del proprio cuore.

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