Kim Novak, figura iconica del cinema hollywoodiano, incarna un’eccezionale dicotomia: una diva involontaria, una scintilla di autenticità in un sistema spesso soffocante. Il Leone d’oro alla carriera non è solo un riconoscimento del suo talento, ma un tributo alla sua inconfondibile traiettoria artistica e alla sua coraggiosa opposizione alle convenzioni di un’epoca. La sua carriera, esplosa in maniera quasi casuale a metà degli anni Cinquanta, fu caratterizzata da un percorso non convenzionale. Il suo esordio, segnato dalla rinuncia al nome di battesimo, Marilyn Pauline – un sacrificio imposto dall’associazione alla celebre Marilyn Monroe – testimonia la sua volontà di affermare un’identità unica. La battaglia per mantenere il cognome, accettando in cambio la trasformazione in un biondo platino divenuto marchio di fabbrica, rivela una negoziazione complessa tra aspirazione alla libertà creativa e le pressioni dell’industria.Kim Novak non si limitò a interpretare ruoli, ma li reinventò. Divenne interprete di personaggi poliedrici, capaci di spaziare dall’ingenuità alla sensualità, dalla delicatezza all’angoscia. La sua bellezza, intensificata da uno sguardo magnetico e talvolta velato di malinconia, attrasse alcuni dei più importanti registi americani. Da Billy Wilder, con il suo sguardo cinico e irriverente, a Otto Preminger, maestro del thriller psicologico, passando per Robert Aldrich, specialista del dramma intenso, George Sidney, re della commedia musicale, e Richard Quine, con il quale realizzò una serie di brillanti commedie romantiche, Kim Novak seppe creare un universo di personaggi indimenticabili.Tuttavia, è indissolubilmente legata al capolavoro di Alfred Hitchcock, *La donna che visse due volte*, un ruolo che definì la sua carriera e che esplora temi complessi come l’identità, la memoria e la manipolazione. Il film, un’indagine ossessiva sulla percezione e la realtà, ha consacrato Kim Novak come icona del cinema di genere e come simbolo di una femminilità enigmatica e sfuggente.Il Leone d’oro celebra dunque non solo una carriera straordinaria, ma anche un’attitudine ribelle, una costante ricerca di autonomia in un sistema spesso opprimente. Kim Novak ha saputo sfidare le regole, rivendicare i propri diritti – come dimostra la sua lotta per una parità salariale – e creare una casa di produzione indipendente, aprendo la strada a nuove figure femminili nel cinema.La proiezione mondiale del documentario *Kim Novak’s Vertigo*, realizzato in collaborazione esclusiva con l’attrice e firmato da Alexandre Philippe, offrirà un’occasione unica per approfondire il suo percorso artistico e la sua visione del mondo. L’accettazione entusiasta del premio, testimoniata dalle sue parole, è espressione di un legame profondo con il Festival di Venezia e di una gioia genuina per il riconoscimento ricevuto. La sua eredità rimane un invito all’originalità e all’indipendenza, un esempio di come si possa brillare anche al di fuori dei canoni stabiliti.
Kim Novak: Icona Ribelle e Leone d’Oro a Venezia
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