mercoledì 27 Agosto 2025
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La Grazia: Amore, Potere e il Dubbio al Quirinale

“La Grazia”, opera di apertura della 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, si configura come un’intensa riflessione sull’amore, declinato in molteplici forme e dimensioni, e sul peso delle decisioni che gravano sulla coscienza di un uomo al culmine del potere.
Paolo Sorrentino, in un incontro con la stampa al Lido, ha delineato il film non semplicemente come una narrazione sentimentale, ma come un’indagine complessa sull’amore che trascende il rapporto coniugale, estendendosi alla famiglia, alle istituzioni e alla stessa politica.
Al centro della storia c’è Mariano De Santis (interpretato da Toni Servillo), un Presidente della Repubblica immaginario, afflitto dal lutto per la moglie scomparsa otto anni prima e prossimo alla fine del suo mandato.

La sua esistenza, intrisa di una profonda fede cattolica, si svolge tra le mura del Quirinale, in compagnia della figlia Dorotea (Anna Ferzetti), anch’essa giurista e erede del suo rigore intellettuale.
L’uomo si trova di fronte a due istanze cruciali di grazia, entrambe riconducibili alla delicata questione dell’eutanasia, scelte che lo proiettano in un vortice di interrogativi morali e spirituali.

Sorrentino intende esplorare il concetto di amore non solo come passione romantica, ma come forza motrice che informa il rapporto con la figlia, l’impegno verso le istituzioni e l’adesione a principi giuridici.

L’amore, in questa accezione, si rivela inscindibile dalla responsabilità e dalla necessità di ponderare le conseguenze delle proprie azioni.

Il regista premio Oscar ha espresso una profonda preoccupazione per la perdita dell’esercizio del dubbio nel panorama politico contemporaneo.

Mentre in passato l’immobilismo derivava da una paralisi ideologica, oggi assistiamo a una pericolosa proliferazione di certezze dogmatiche, prive di fondamento etico e spesso alimentate da posizioni estreme e superficiali.
Il dubbio, lungi dall’essere un ostacolo al progresso, si configura come un imperativo morale, una “conditio sine qua non” per chi detiene il potere di prendere decisioni che impattano sulla vita degli altri.

Sorrentino sottolinea come la capacità di interrogarsi, di mettere in discussione le proprie convinzioni, sia essenziale per una politica autenticamente responsabile e orientata al bene comune.

La scomparsa della moglie, e il lutto che ancora lo affligge, intensificano questo dubbio e amplificano la sua umanità, rendendo il personaggio di De Santis un ritratto complesso di un uomo tormentato dalla propria coscienza e dalla consapevolezza del peso delle sue scelte.
“La Grazia” si propone, dunque, come un invito a recuperare un approccio politico improntato all’umiltà intellettuale e alla costante ricerca della verità.

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