L’Italia si conferma leader in Europa per la presenza femminile nell’imprenditoria, con un numero di partite IVA in capo a donne che nel 2024 ha superato il milione e mezzo, raggiungendo il 16% del totale delle donne occupate.
Questo dato colloca l’Italia ben al di sopra di nazioni come Francia (1.531.700, 10,8%), Germania (1.222.300, 6,1%) e Spagna (1.136.000, 11,3%), come evidenziato dall’analisi dell’Ufficio Studi della Cgia di Mestre.
L’andamento positivo persiste, con un incremento del 2,7% nello stock di imprese guidate da donne nei primi nove mesi del 2024, proiettando il numero totale a 1.678.500 unità.
Questa leadership non è solo quantitativa, ma riflette anche una specifica configurazione del tessuto imprenditoriale femminile italiano.
I dati rivelano una forte prevalenza nel settore dei servizi e del commercio, che assorbe il 71% delle imprese femminili.
Il commercio si distingue come il comparto più dinamico, con 288.411 attività capitanate da donne, seguito dall’agricoltura (186.781), dagli “altri servizi” (un’ampia categoria che include professioni come parrucchiere, estetista, tatuatrice, massaggiatrice e servizi di pulizia) e dall’alloggio e ristorazione.
Questa concentrazione settoriale suggerisce una propensione delle donne imprenditrici verso attività a basso rischio e con barriere all’ingresso relativamente basse, pur indicando una grande versatilità e adattabilità.
Geograficamente, il cuore pulsante dell’imprenditoria femminile italiana si concentra nel Mezzogiorno, che ospita 415.242 imprese guidate da donne.
Questa significativa presenza nel Sud rappresenta un fattore cruciale per la ripresa economica e lo sviluppo locale, offrendo opportunità di lavoro e contribuendo a contrastare il fenomeno dello spopolamento.
Sebbene il Nordovest (280.121) e il Centro (245.165) presentino un numero considerevole di attività femminili, l’incidenza percentuale sulle aziende totali è decisamente più alta nel Sud.
A livello regionale, la Lombardia si conferma la regione con il maggior numero di imprese guidate da donne (162.190), seguita da Campania (119.137) e Lazio (112.200).
Tuttavia, quando si considera l’incidenza delle imprese femminili rispetto al totale delle aziende presenti, emergono dinamiche differenti.
Il Molise detiene il primato con un’impressionante percentuale del 27,7%, segnale di un forte spirito imprenditoriale e di una resilienza che compensa le sfide socio-economiche.
Lo seguono Basilicata (27,3%), Abruzzo (25,9%) e Umbria (25,3%), tutte regioni caratterizzate da un’elevata presenza femminile nel mondo del lavoro autonomo.
Questo scenario complesso e variegato riflette non solo un fenomeno economico, ma anche un profondo cambiamento culturale, che vede le donne italiane assumere un ruolo sempre più attivo e determinante nella crescita e nello sviluppo del Paese.
L’analisi approfondita di questi dati, con particolare attenzione alle peculiarità regionali e settoriali, può fornire indicazioni preziose per la definizione di politiche di sostegno all’imprenditoria femminile, mirate a favorire l’innovazione, l’accesso al credito e la crescita di un tessuto imprenditoriale più inclusivo e resiliente.






