Verrès: presentazione libro “St. Gilles 1000 anni della prevostura diventata abbazia” alle Murasse

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La prefazione dell’autrice

La collegiata di Saint-Gilles, la prevostura, il millenario monumentale edificio che guarda dall’alto Verrès, per secoli è stata un centro di potere spirituale ed economico. Dipendevano dal Capitolo dei canonici regolari centinaia di chiese e parrocchie in Valle d’Aosta, in Piemonte ed anche in Savoia. Un forte potere detenuto che offuscava anche il vescovo della diocesi di Aosta. Dipendeva dal prevosto di Verrès l’ospizio del Piccolo San Bernardo colonna di Joux che rappresentava il punto di riferimento per i viandanti ed i viaggiatori tra la Francia e l’Italia.
Il Capitolo di Saint-Gilles aveva poi costituito parrocchie in punti strategici sulla Krämerthal, la via dei mercanti, per esercitare un controllo sul passaggio delle merci verso il nord Europa. A condurre la collegiata, prevosti nominati da casa Challant, patrocinati dalla dinastia sabauda ed approvati a Roma da pontefici. Fra questi anche il discendente del prelato che ospitò nel suo palazzo di Trento il Concilio, il conte e principe-vescovo Madruzzo Challant del quale Mussolini ancora giornalista, scrisse un romanzo.

La collegiata ospitò Napoleone Bonaparte perchè il suo maresciallo Alexandre Berthier ne aveva fatto il quartier generale dove studiò i piani d’attacco al forte di Bard. Una monografia dunque per farne conoscere l’illustre storia, con inoltre diversi inediti. Si può infatti affermare, con quasi certezza, la posizione della preesistente chiesa romanica e si è venuti a conoscenza dell’esistenza di un’altra finestra nella cappella funeraria di Ibleto di Challant, il nobile insignito dell’ordine del Collare, poi dell’Annunziata, la più alta onoreficenza di casa Savoia, e padre del primo conte.

Nei suoi mille anni di storia la collegiata, che divenne abbazia con l’arrivo dei canonici regolari Lateranensi, è stata testimone dell’evoluzione dei tempi. Un esempio il campanile, che fu una torre militare per affermare la nobiltà del prevosto nel 1512, utilizzata come prigione nel periodo della dominazione francese, elevata poi nel 1797 perchè i verreziesi vedessero l’orologio che l’amministrazione comunale vi installò.

Questo lavoro ha l’intento di far conoscere il passato dei nostri luoghi, ed è con questo obiettivo che ho messo insieme ciò che gli studiosi hanno scritto e pubblicato sulla collegiata di Saint-Gilles di Verrès in tanti libri di storia valdostana.

Ezia Bovo


Presentazione Edizioni Pedrini

In concomitanza con i propri 70 anni di attività, la Edizioni Pedrini pubblica “Saint-Gilles Sant’Egidio – La prevostura diventata abbazia”, ricordando come nel corso del tempo le nostre edizioni hanno pubblicato su Verrès diversi titoli tra i quali ricordiamo: “La Rocca di Verrès” del 1983 di Anna Maria Ferrero, “I Seicento anni del Castello di Verrès” dell’indimenticato prof. Giovanetto, “Cara Verrès” di Velia Cavurina e più recentemente nel 2018 “Verrès Immagini nel tempo”di Ezia Bovo. Ritornando alla Collegiata, Prevostura e Abbazia di Saint-Gilles, ci piace sottolineare che ci ha sempre affascinato per la sua storia, per i contenuti architettonici, per la sua posizione dominante sia in campo sociale che religioso e per i documenti e la collezione di volumi, manuali e pergamene, contenuti nella preziosa biblioteca. L’esplorazione alla sommità del campanile con le difficili scale verticali per l’accesso, gli interni ed esterni, diventano fotografie pubblicate, opera della ph. Marianna Giglio Tos, mettono in risalto l’intera struttura che ha segnato profondamente la storia della Valle d’Aosta e non solo. L’autrice del volume, la giornalista Ezia Bovo ha raccolto negli anni; informazioni, materiale e notizie, infilandosi nel campo della ricerca con successo, per proporci un libro fresco e scorrevole, che mette in risalto il solenne monumento dal passato memorabile, che compie quest’anno 1110 anni dalla posa della sua prima pietra. Oltre all’autrice, vanno ringraziati per gli approfondimenti sul luogo la Prevostura dei Canonici Regolari Lateranensi rappresentati dal Priore della Comunità e Parroco di Verrès don Alessandro Venturin, insieme al dottor Pietro Passerin d’Entrèves per la presentazione del volume e la concessione dell’utilizzo di alcuni documenti inediti di assoluto valore storico. Sul punto, non posso esimermi dal ricordare un altro Passerin d’Entrèves, Carlo, che nel 1961 scrisse quel testo prestigioso, il “Sette Secoli di Storia Valdostana”, pubblicato dalle nostre edizioni con innumerevoli ristampe, con alcune avvincenti pagine sulla Collegiata e sulla nobile famiglia degli Challant: un fil rouge invisibile che collega patrimonio collettivo e cultura. Con questo lavoro, ci auguriamo con modestia, di aver riconsegnato alla storia recente la Collegiata di Saint-Gilles di Verrès.

Edizioni Pedrini
Direttore editoriale Ennio Jr Pedrini


La presentazione di Pietro Passerin d’Entrèves

Ripercorrere gli oltre 1000 anni di vita della prevostura, poi abbazia di Saint-Gilles a Verrès non è certamente semplice neppure oggi, anche se molte notizie sono già state pubblicate nel tempo. Proprio per questo il volume di Ezia Bovo assume una particolare valenza. Riesamina le varie tappe della storia religiosa, politica, sociale e civile dell’abbazia, divenuta nel tempo sacello della potente famiglia degli Challant, riordinandole, integrandole con nuovi dati e inquadrandole nei vari periodi storici anche attraverso l’inserzione di box specifici, utili a chiarire i singoli argomenti. Questo volume costituisce dunque un ulteriore tassello per una sempre migliore conoscenza della storia della Valle d’Aosta, e in particolare della zona di Verrès, così ricca di prestigiosi monumenti legati a personaggi storicamente importanti e così cara a Ezia Bovo. Sono sempre stato affascinato dal complesso abbaziale di Saint-Gilles, per la sua lunghissima storia, per la sua posizione sommitale quasi a custodia del paese e del territorio e per il legame con la Casata degli Challant. La discendenza della mia famiglia da quest’ultima, risalente al matrimonio di Antonietta di Challant Fenis, figlia di Guglielmo, con Pietro di Vallesa, nostro lontano avo per via femminile, si era completata col matrimonio di Amé Passerin d’Entrèves, fratello del mio trisavolo Jean-Claude, con l’ultima contessa di Challant, Gabriella Canalis di Cumiana, nel 1814. Attraverso questo matrimonio passò nella nostra famiglia anche l’importantissimo archivio Challant che, conservato a lungo e con amorevole cura nel castello di Châtillon, superando egregiamente le molte vicissitudini delle varie epoche, fu poi ceduto nel 1970 alla Regione Autonoma Valle d’Aosta ed è oggi ottimamente custodito presso l’Archivio storico regionale. Alcuni mazzi di questo archivio, tuttavia, sono ancora conservati in quello Passerin, nel castello di Saint-Christophe e proprio all’interno di uno di questi, ho potuto trovare qualche anno fa, nel corso di alcune ricerche, due planimetrie molto ben conservate, chiaramente correlate tra loro, che hanno attirato subito la mia attenzione. Si riferivano oltre ogni dubbio a progetti commissionati da un conte di Challant che interessavano la cripta che conservava le spoglie di vari personaggi di questa famiglia nell’abbazia di Saint-Gilles, ma che per le mie scarse conoscenze delle vicende edificatorie di questo complesso, non mi permettevano di trarre conclusioni. Passata dunque la documentazione all’arch. Gabriele Sartorio del Dipartimento Soprintendenza per i Beni e le Attività Culturali della Regione Autonoma Valle d’Aosta, che stava studiando l’abbazia, le due tavole si sono rivelate un precisissimo e preziosissimo strumento di indagine per arrivare a comprendere meglio le vicende che hanno interessato l’intero complesso. Le ulteriori ricerche di Ezia Bovo sembrano fornire alle tavole anche un appoggio epistolare che consente di meglio collocarle nel contesto storico-architettonico e cronologico delle vicende del complesso di Saint-Gilles. Per tutti questi motivi sono quindi molto lieto di presentare questo corposo volume e mi complimento con Ezia Bovo per il grandissimo lavoro svolto e per i risultati raggiunti.

Pietro Passerin d’Entrèves

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