sabato 18 Ottobre 2025
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Ritorno a Firenze: il Dio Fluviale di Michelangelo risplende all’Accademia.

Il ritorno del Dio Fluviale di Michelangelo all’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze rappresenta un momento di profonda risonanza culturale, suggellato da un allestimento museografico innovativo e da un complesso percorso di restauro e valorizzazione.
La sua collocazione definitiva, dopo secoli di peregrinazioni e difficoltà tecniche, testimonia un impegno collettivo volto a preservare un capolavoro di inestimabile valore.
L’opera, originariamente donata all’Accademia da Bartolomeo Ammannati nel 1583, incarna la visione di un’arte intrinsecamente legata al contesto urbano e alla celebrazione delle acque, simboliche e reali, che hanno plasmato la storia di Firenze.
La sua storia, tuttavia, è costellata da problematiche legate alla sua conservazione, che hanno ritardato interventi di restauro per lunghi periodi.
L’occasione della mostra “I Medici e le Arti a Firenze nel secondo Cinquecento” (2017-2018) ha innescato una svolta decisiva: la necessità di esporre il modello ha reso impellente un restauro radicale, un’operazione che ha permesso di indagare a fondo le sue caratteristiche costruttive e la sua composizione originale.
Il restauro, guidato da Rosanna Moradei dell’Opificio delle Pietre Dure e sostenuto dal prestigioso contributo dei Friends of Florence, si è protratto dal 2015 al 2017.
Questo intervento non si è limitato alla mera pulitura e consolidamento della scultura, ma ha coinvolto un’approfondita analisi dei materiali impiegati e delle tecniche esecutive utilizzate da Michelangelo, offrendo nuove prospettive sulla sua maestria e sul suo genio.
L’allestimento odierno, firmato dagli architetti David Palterer e Norberto Medardi di Pem Architecture, esalta ulteriormente il significato dell’opera.
Il Dio Fluviale è ora adagiato su una base in legno, immerso in un parallelepipedo di vetro soffiato a Venezia, una scelta estetica che richiama l’elemento naturale a cui l’opera è intrinsecamente legata.

Un sofisticato sistema antisismico garantisce la sicurezza del capolavoro, preservandolo dalle vibrazioni telluriche.

La nuova sala espositiva accoglie inoltre una lunetta di Francesco Granacci e un Crocifisso ligneo attribuito alla bottega del Sangallo, creando un dialogo artistico che arricchisce l’esperienza del visitatore.

Il progetto ha visto il sostegno di istituzioni di primaria importanza, tra cui il Ministero della Cultura e la Fondazione Cr Firenze, a testimonianza del valore universale dell’opera.

Giorgio Bonsanti, segretario generale dell’Accademia, ha sottolineato l’importanza di questo momento per l’istituzione, evocando le proprie esperienze personali che lo legano all’opera fin dagli anni Sessanta, quando lavorava alla Casa Buonarroti.

Ha inoltre ricordato gli studi condotti negli anni Ottanta, preludio a un restauro che si è concretizzato solo nel XXI secolo.

La riapertura del 19 ottobre rappresenta dunque non solo il ritorno di un capolavoro al suo luogo originario, ma anche la celebrazione di un impegno continuo nella salvaguardia del patrimonio artistico fiorentino e della memoria di uno dei più grandi geni della storia dell’arte.

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