Il processo d’appello per la tragedia ferroviaria del 12 luglio 2016, che costò la vita a ventitré persone e causò oltre cinquanta feriti sulla tratta gestita dalla Ferrotramviaria tra Andria e Corato, si è recentemente riaperto con una richiesta di condanna significativa da parte della Procura generale di Bari. I sostituti Procuratori Chiara Morfini e Marcello Catalano hanno avanzato istanze di condanna che variano tra i sei e i dodici anni di reclusione per i principali imputati, unitamente a una sanzione pecuniaria di 1,1 milioni di euro nei confronti della società Ferrotramviaria e una richiesta di revoca delle autorizzazioni operative per un anno. Tale richiesta, sostanzialmente identica a quella precedentemente formulata dalla Procura di Trani nel 2022, riflette la gravità delle responsabilità individuate nell’inchiesta.Il precedente giudizio di primo grado, celebrato a Trani nel giugno 2023, aveva emesso sentenze contrastanti, condannando il capostazione di Andria, Vito Piccarreta, a sei anni e sei mesi di reclusione e il capotreno del treno diretto a Corato, Nicola Lorizzo, a sette anni, mentre quattordici imputati sono stati assolti. Un elemento cruciale emerso nel precedente giudizio fu l’esclusione della responsabilità amministrativa per Ferrotramviaria, motivata con la non sussistenza dell’illecito contestato. La dinamica del disastro si è rivelata tragicamente legata all’utilizzo del sistema del “blocco telefonico”, un metodo obsoleto di gestione del traffico ferroviario che prevedeva lo scambio di comunicazioni vocali tra i capostazione per autorizzare la partenza dei treni lungo la tratta a binario unico. Secondo l’accusa, la sequenza degli eventi che portarono allo scontro fu innescata da un errore nella comunicazione: alle ore 10:45, Piccarreta avrebbe autorizzato la partenza del treno Et1016 da Corato, e successivamente, senza attendere l’arrivo del medesimo treno ad Andria, avrebbe autorizzato la partenza del treno Et1021 verso Corato, convoglio sul quale si trovava Lorizzo. La mancata sincronizzazione e la violazione delle procedure di sicurezza si sono così concretizzate in un impatto frontale ad alta velocità, con conseguenze devastanti.La ricostruzione degli eventi ha portato a una profonda riflessione sulla sicurezza del trasporto ferroviario e sull’obsolescenza delle tecnologie impiegate. La tratta, rimasta interrotta per quasi otto mesi, è stata riaperta solo il 3 aprile 2023 con la completa infrastrutturazione a doppio binario e l’implementazione di sistemi di sicurezza automatizzati, come il blocco conta assi, al fine di prevenire il ripetersi di simili tragedie e garantire un livello di sicurezza più elevato per i passeggeri. Il processo d’appello, con le successive udienze programmate, si preannuncia cruciale per definire le responsabilità e perseguire la giustizia per le vittime e i loro familiari, oltre che per stimolare un continuo miglioramento degli standard di sicurezza nel settore ferroviario.
Disastro ferroviario: la Procura chiede condanne a 12 anni
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