Un atto di inaudita crudeltà ha scosso la comunità aretina, gettando un’ombra sinistra sulla festa di Ferragosto.
Tra Marciano della Chiana e Cesa, due giovani testimoni di una scena agghiacciante hanno denunciato un episodio di maltrattamento animale che ha portato alla morte di un gattino e ha gravemente compromesso la salute di un’altra micina.
L’orrore si è consumato sotto gli occhi dei due ragazzi, intenti a viaggiare in auto.
Dalle vettura che li precedeva, con gesto deliberato e spietato, sono stati lanciati due gattini.
La disattenzione o l’impossibilità di reagire in quel preciso istante ha impedito loro di annotare la targa del veicolo, un dettaglio cruciale per le indagini.
La scena ha immediatamente suscitato un’ondata di sgomento e la prontezza dei due giovani ha fatto la differenza.
Immediatamente si sono attivati per soccorrere la gattina sopravvissuta, una femmina di circa due mesi.
La speranza di un intervento rapido da parte dei servizi veterinari pubblici è però svanita nel nulla.
Le prime segnalazioni, a quanto pare, hanno ricevuto una risposta inaspettata: la presunta “non incidentata” dell’animale, una definizione che appare incongrua e irresponsabile di fronte a un atto di violenza così evidente.
Fortunatamente, il dottor Alberto Brandi, rinomato veterinario di Castiglion Fiorentino e collaboratore dell’artista Jovanotti, si è dimostrato sensibile all’emergenza.
Ha prontamente offerto assistenza, stabilizzando la micina e disponendo accertamenti diagnostici, tra cui radiografie, per valutare l’entità dei danni.
Le lesioni riscontrate sono gravi: un danno neurologico a una zampa anteriore che la rende a rischio paralisi.
Nonostante la gravità della situazione, la gattina è attualmente fuori pericolo di vita, grazie alla tempestività dei soccorsi e all’impegno del dottor Brandi.
La vicenda, oltre alla sofferenza immediata per la perdita del gattino e le difficoltà affrontate dalla micina ferita, solleva interrogativi profondi sulla responsabilità individuale e istituzionale.
L’atteggiamento percepito come distaccato o inadeguato da parte del servizio sanitario pubblico, giustificando l’inerzia con un’etichetta burocratica impropria, è fonte di profonda preoccupazione.
La definizione di “non incidentato” in un contesto di maltrattamento deliberato è una forzatura linguistica che minimizza la gravità del crimine commesso e nega l’effettivo bisogno di cura e protezione dell’animale.
Un gesto di inaudita crudeltà che, al di là della punizione dei responsabili, richiede una revisione dei protocolli di intervento in casi di maltrattamento animale, affinché vengano garantite risposte rapide, efficaci e compassionevoli.
Un atto che, paradossalmente, ha generato anche una nota di speranza: i due giovani testimoni, mossi dalla compassione e dal senso civico, hanno deciso di adottare la micina, offrendole un futuro di amore e protezione.
La giustizia, in questo caso, si è manifestata attraverso la generosità e la responsabilità umana.
Le autorità sono state informate e si auspica che vengano messi in campo tutti gli sforzi per identificare il veicolo e i suoi occupanti, affinché possano rispondere del loro gesto abominevole.