Un’inquietante vicenda di estorsione mafiosa ha portato all’arresto di due individui a Palermo, svelando un modus operandi che si inserisce in un contesto di pressione e intimidazione nei confronti di un imprenditore locale.
L’operazione, frutto di un’indagine accurata condotta dai Carabinieri, ha permesso di ricostruire un tentativo di estorsione premeditato e aggressivo, volto a estorcere alla vittima la somma di 15.000 euro in un’unica soluzione, oppure 1.500 euro mensili, da destinare al sostentamento dei membri di un clan mafioso.
La dinamica dell’evento si è dipanata a partire dal 7 luglio, quando, ad insaputa dell’imprenditore, un suo dipendente lo ha sollecitato a recarsi con urgenza presso il parcheggio, dove lo attendevano sei individui.
Tra questi, riconducibili alla famiglia mafiosa di Brancaccio e Corso dei Mille, figuravano Filippo Bruno, 35 anni, figlio di un boss mafioso già condannato in via definitiva, e Francesco Capizzi, 34 anni.
Bruno, con un gesto di sfrontata violenza, ha schiaffeggiato l’imprenditore durante una delle minacce.
La richiesta estorsiva, formulata con un linguaggio diretto e intimidatorio, mirava a imporre un tributo mensile per il controllo del parcheggio, con l’esplicita finalità di supportare economicamente i membri del clan.
Le minacce e le intimidazioni, protrattesi per diverse settimane, hanno raggiunto il culmine il 25 luglio, con l’aggressione fisica che ha visto Bruno inveire contro la vittima con espressioni volgari e accusatorie, sottolineando la necessità di assumersi le proprie “responsabilità”.
L’arresto dei due soggetti, su disposizione della Procura Distrettuale Antimafia (DDA) e con il provvedimento di custodia cautelare emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) Claudia Rosini, ha permesso di sottoporre a fermo i due individui, trasferiti nel carcere Lorusso di Pagliarelli.
Al momento, le forze dell’ordine stanno proseguendo le indagini per identificare e localizzare gli altri quattro complici che accompagnavano Bruno e Capizzi, elementi cruciali per ricostruire la struttura interna del gruppo e le ramificazioni del loro coinvolgimento nell’attività estorsiva.
L’episodio, emblematico della persistenza della criminalità organizzata nel tessuto sociale, evidenzia la necessità di un impegno costante e sinergico tra istituzioni e cittadini per contrastare efficacemente il fenomeno mafioso e tutelare la legalità.