La sopravvivenza e lo sviluppo del panorama brassicolo artigianale italiano, un settore di inestimabile valore culturale ed economico, si rivelano quotidianamente ostaggi di un sistema fiscale obsoleto e inadeguato.
Unionbirrai, voce autorevole dell’associazione che rappresenta i microbirrifici indipendenti, rilancia con forza la richiesta di una forfettizzazione significativa, fissata a una soglia di 500 ettolitri, con l’obiettivo di alleggerire il peso burocratico e finanziario che grava su queste realtà produttive.
L’emergenza è quantificabile: circa l’80% dei birrifici italiani si colloca al di sotto di tale soglia, configurando un tessuto imprenditoriale frammentato, composto da circa 700-800 microimprese distribuite su tutto il territorio nazionale.
Sebbene queste realtà possano beneficiare dello sconto comunitario sull’accisa – un elemento positivo, ma insufficiente a risolvere il problema – la complessità amministrativa legata alla gestione dell’imposta si configura come un vero e proprio freno alla crescita.
Il cuore del problema risiede nell’anacronismo del sistema di accertamento, progettato originariamente per modelli industriali di grandi dimensioni, e quindi incongruo per le dinamiche e le risorse dei microbirrifici.
Questo genera oneri amministrativi e contabili sproporzionati, sottrando risorse preziose che potrebbero essere investite in innovazione, ricerca di materie prime di qualità, formazione del personale e, in definitiva, nella creazione di prodotti distintivi e competitivi.
La proposta di Unionbirrai, presentata in diverse occasioni sotto forma di documenti formali e proposte ministeriali, non si limita a una mera semplificazione burocratica.
Si tratta di un intervento strutturale volto a riconoscere la specificità del settore brassicolo artigianale, un settore che incarna i valori dell’autonomia produttiva, della territorialità, della ricerca di sapori autentici e dell’impiego di ingredienti locali.
L’auspicio di Unionbirrai è che il crescente supporto da parte di altri attori della filiera – produttori di malto, luppolo e altri ingredienti, distributori, operatori della ristorazione – possa amplificare la pressione sulle istituzioni e favorire una risposta positiva da parte del Ministero dell’Economia e dell’Agenzia delle Dogane.
L’obiettivo primario è rendere la fiscalità effettivamente sostenibile per i piccoli birrifici italiani, non solo per garantirne la sopravvivenza, ma anche per favorire la crescita di un settore che rappresenta un motore di sviluppo economico e culturale per il Paese.
Il dibattito, recentemente riacceso durante il convegno “Accise e Birra, una sfida per il comparto agroalimentare” nell’ambito della rassegna “Bolle di Malto 2025” a Biella, sottolinea l’urgenza di un cambiamento di paradigma, un ripensamento delle politiche fiscali per sostenere le piccole e medie imprese che contribuiscono in modo significativo alla ricchezza del Made in Italy.
Non si tratta di un privilegio, ma di un investimento strategico nel futuro del settore agroalimentare italiano.