La recente presa di posizione dei vescovi, incentrata sulla fragilità delle aree interne e sulle crescenti disuguaglianze che le affliggono, risuona profondamente con l’impegno concreto profuso nella ricostruzione del cratere sismico del 2016.
Non si tratta di una mera coincidenza, bensì di una convergenza tra l’urgenza pastorale e le sfide strutturali che permeano il territorio.
Il commissario straordinario alla ricostruzione, Guido Castelli, nel recepire l’appello episcopale, ha sottolineato come le iniziative di ripristino infrastrutturale e sostegno economico e sociale siano intrinsecamente legate alla necessità di arginare la progressiva desertificazione demografica ed economica che caratterizza queste zone.
La ricostruzione, in questo contesto, assume un significato ben più ampio di semplice riedificazione di edifici crollati.
Si configura come un’occasione irripetibile per rilanciare l’economia locale, promuovere l’occupazione giovanile e favorire la permanenza delle comunità.
La questione delle aree interne, lungi dall’essere un problema locale, rappresenta una sfida nazionale, un campanello d’allarme che interroga il modello di sviluppo italiano.
Si tratta di territori spesso marginalizzati, con infrastrutture carenti, servizi pubblici insufficienti e un tessuto sociale fragile, erosi dall’emigrazione e dalla perdita di tradizioni secolari.
La crisi sismica ha esacerbato queste vulnerabilità, svelando la precarietà di un sistema che ha spesso trascurato la cura del “periferico”.
L’appello dei vescovi, pertanto, non può essere interpretato come una critica, ma come un invito a riflettere e ad agire in modo più efficace.
Richiede un approccio integrato, che coinvolga non solo le istituzioni pubbliche, ma anche il terzo settore, le imprese locali, le associazioni di volontariato e i cittadini stessi.
È necessario promuovere un modello di sviluppo sostenibile, basato sulla valorizzazione delle risorse naturali e culturali, sulla diversificazione delle attività economiche e sulla creazione di opportunità di lavoro qualificate.
La ricostruzione del cratere sismico, in questo senso, deve essere un laboratorio di sperimentazione, un modello di resilienza e di innovazione sociale, in grado di ispirare interventi simili in altre aree interne del paese.
Investire nelle aree interne non è solo un dovere morale, ma anche una scelta strategica, cruciale per il futuro del nostro paese.
Un paese che non rischia di vedersi svuotato della sua anima, delle sue tradizioni, del suo patrimonio culturale e umano.
La sfida è complessa, ma la posta in gioco è troppo alta per rinunciare.