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Bartoli e Zelmira: un debutto tra memoria e resilienza al Rossini Opera Festival

Anastasia Bartoli: Zelmira, un’eroina resiliente tra memoria e innovazione al Rossini Opera FestivalIl Rossini Opera Festival di Pesaro si appresta ad accogliere un debutto di grande respiro: Anastasia Bartoli, giovane soprano di talento e figlia d’arte, interpreterà Zelmira nell’omonima opera di Rossini, seguendo il successo riscosso nella passata edizione con il ruolo di Ermione.
La performance, che si terrà all’Auditorium Scavolini il 10 agosto, rappresenta un’occasione imperdibile per ammirare la Bartoli, erede di una stirpe di interpreti di spicco, figlia della celebre Cecilia Gasdia, attuale sovrintendente dell’Arena di Verona.
L’opera, nata dalla penna di Andrea Leone Tottola, si presenta come una sfida complessa per la Bartoli.

Zelmira, come Ermione, era originariamente destinata a Isabella Colbran, musa ispiratrice di Rossini e sua futura moglie, una cantante dotata di un timbro vocale eccezionale capace di navigare con maestria tra le vette acute del soprano leggero e drammatico e le profondità del mezzosoprano.

Questa capacità di transizione, unita alla richiesta di agilità e brillantezza tipiche del gusto napoletano, rende il ruolo particolarmente impegnativo, ponendo l’artista di fronte a un crocevia di sfumature interpretative e virtuosismi vocali.

“Ho cominciato a sentire Rossini quando ero ancora in pancia a mia madre,” confida Anastasia Bartoli, sottolineando un legame profondo e radicato con il compositore.
Questa familiarità, coltivata nel tempo, ha plasmato la sua tecnica vocale e interpretativa, alimentando una passione che si è trasmessa di generazione in generazione.
La trama, ambientata in un regno immaginario, Lesbo, narra le vicende del re Polidoro, deposto e nascosto nella tomba dalla figlia Zelmira per sottrarlo all’usurpatore Azorre.
Il complotto si infittisce con l’assassinio di Azorre ad opera di Antenore, il quale, con i suoi scagnozzi, incolpa ingiustamente Zelmira e dà la caccia a lei e al marito, Ilo, che giunge infine con i suoi guerrieri a ristabilire la giustizia e la pace.
Nonostante le peculiarità del libretto, che si discosta dalle narrazioni più consolidate, Anastasia Bartoli intende offrire una Zelmira carica di forza d’animo e resilienza, un’eroina che trascende le debolezze degli uomini che la circondano.
Polidoro, ad esempio, si rivela incapace di agire autonomamente, dipendente dalla figlia anche per il sostentamento, mentre Ilo dimostra una fiducia cieca nei nemici della moglie, ignorandone l’innocenza.

Questa dinamica, secondo l’artista, conferisce all’opera una sorprendente rilevanza femminista, mettendo in luce il coraggio e la determinazione di Zelmira e della sua confidente, Emma.

La regia di Calixto Bieito amplifica il significato simbolico del personaggio, contrapponendo abiti militari a un’imponente gonna ottocentesca, metafora della prigionia imposta ai cospiratori.
L’allestimento, ambientato in un contesto astratto, fa ampio uso di un palco semovente che accoglie l’orchestra del Teatro Comunale di Bologna, sotto la direzione di Giacomo Sagripanti, e il Coro del Teatro Ventidio Basso, che si muove in diversi spazi dell’Auditorium.
L’innovazione scenica continua con la libertà di movimento dei protagonisti, che interagiscono con il pubblico da diverse angolazioni, e con la presenza costante di una statua di Azorre, che si erge come un angelo della morte, il cui basamento rivela paesaggi suggestivi.

Pur con l’assenza di alcune scene originariamente previste per timore della censura, l’allestimento recupera l’immagine evocativa del nutrimento paterno con il latte materno, un gesto di profonda simbologia che celebra il legame indissolubile tra madre e figlio.

Con un tocco di autoironia, Anastasia Bartoli conclude l’intervista con una battuta che alleggerisce la tensione artistica, sottolineando la passione e l’impegno che animano il suo lavoro.
Un debutto atteso con ansia, che promette di essere un evento di rara intensità e bellezza.

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