sabato 16 Agosto 2025
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Marche: Ricci sotto accusa, spese folli e zone d’ombra.

La recente vicenda che coinvolge Matteo Ricci e le accuse mosse dalla giunta regionale delle Marche sollevano interrogativi profondi sulla gestione della cosa pubblica e sulla trasparenza dell’azione amministrativa.

Alleanza Verdi e Sinistra (Avs) Marche, con fermezza, esprime la propria solidarietà a Ricci, contestando l’ipocrita postura moralizzatrice di una classe dirigente che, negli ultimi cinque anni, si è contraddistinta da scandali e opacità.
Il fulcro della contestazione riguarda l’operato di enti strumentali alla Regione, in particolare l’Agenzia per il turismo e l’internazionalizzazione delle Marche (Atim) e la Società Vela e Mutuo Soccorso (Svem), agenzia regionale per lo sviluppo.

Quest’ultima appare particolarmente problematica, in quanto ha affidato ingenti somme – superiori ai 413.000 euro in quattro anni – a una professionista che ricopriva un ruolo già esistente all’interno della struttura.
Un singolo incarico, datato 30 luglio, ammonta a 135.000 euro per una durata di quattordici mesi, traducendosi in una spesa mensile di circa 10.000 euro.

La criticità è amplificata dal fatto che l’incarico sia stato firmato dal presidente della Svem, il quale ricopre anche la carica di Responsabile Unico del Procedimento (Rup) per le gare d’appalto, configurando una situazione di conflitto di interessi che la Regione sembra deliberatamente ignorare.

L’elenco delle irregolarità non si arresta qui.

Un’ulteriore determina, risalente al 23 giugno, destina 133.654,83 euro (IVA esclusa) alla messa a norma di soli due servizi igienici situati al piano terra di un immobile in affitto, con un costo che supera i 65.000 euro per ciascun bagno.
Queste spese, giudicate “folli”, si aggiungono a quelle già segnalate in precedenza, relative all’acquisto di arredi, autoveicoli nuovi e alla ristrutturazione di uffici, come documentato dalle inchieste giornalistiche e dalle denunce dei consiglieri regionali dell’opposizione.
La gravità della situazione risiede nell’inerzia della Giunta Acquaroli, che, forte del suo ruolo di controllo analogo sulle società partecipate, si astiene dall’intervenire.
L’accusa è quella di una connivenza complice che permette il perpetuarsi di pratiche gestorie discutibili.
La richiesta è chiara: se la destra ambisce a ergersi a baluardo della moralità pubblica, deve innanzitutto procedere a una radicale revisione interna, eliminando le zone d’ombra e i potenziali abusi.

Il presidente Acquaroli è chiamato a fornire, pubblicamente e con la massima trasparenza, spiegazioni dettagliate sull’opportunità di tali spese, sui criteri di assegnazione degli incarichi e sul costo complessivo che i suoi silenzi impongono alla collettività marchigiana.

Si tratta di una questione non solo finanziaria, ma soprattutto di etica e di responsabilità verso i cittadini.

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