La Valle d’Aosta si è fermata per otto ore, testimoniando una significativa mobilitazione dei metalmeccanici in risposta allo sciopero nazionale indetto dalle sigle sindacali Fim, Fiom e Uilm. Le percentuali di adesione, inizialmente stimate, rivelano un quadro variegato e complesso, che riflette le specifiche condizioni di ciascuna realtà industriale regionale.Dalle prime rilevazioni, emerge un’adesione che oscilla tra il 30% dei dipendenti dell’Engineering di Pont-Saint-Martin, un dato che suggerisce una partecipazione mirata e forse legata a specifiche rivendicazioni di categoria, fino all’80% dei reparti produttivi dell’azienda Tecnomec di Arnad, indicando una forte contestazione delle politiche aziendali o delle condizioni di lavoro in quella sede. Queste discrepanze sottolineano come lo sciopero non sia un evento monolitico, ma un’espressione di disagi e aspirazioni diverse, radicate nei contesti produttivi locali.Il peso della crisi industriale, che affligge da tempo la regione, si fa sentire con particolare acuità. Il caso della Cogne Acciai Speciali, con i suoi 750 lavoratori in cassa integrazione, rappresenta una ferita aperta. Nonostante l’impatto negativo sulla partecipazione, dovuto alla condizione di sospensione del rapporto di lavoro di una parte consistente della forza lavoro, il 50% del personale del reparto Treno Vergella Barre ha comunque scioperato, dimostrando una volontà di esprimere il proprio disappunto e di rivendicare diritti, anche in un momento di incertezza economica. Questa percentuale, pur non essendo la più alta, denota un impegno significativo da parte di chi, pur essendo in cassa integrazione, non vuole rinunciare alla propria voce.La manifestazione tenutasi alla Pépinière di Aosta, con la partecipazione di circa cento persone, è stata un momento di aggregazione e di visibilità per le rivendicazioni sindacali. Tuttavia, la partecipazione più contenuta rispetto alle potenzialità del settore metalmeccanico regionale, è da attribuire, come sottolineato dal segretario della Fiom Cgil Valle d’Aosta, Fabrizio Graziola, alla situazione di cassa integrazione che grava su gran parte delle aziende, in particolare sulla Cogne, il principale datore di lavoro della regione.Lo sciopero non è quindi solo una protesta contro specifiche politiche aziendali o nazionali, ma anche un campanello d’allarme sullo stato di salute dell’industria valdostana, con le sue difficoltà strutturali, la fragilità occupazionale e la necessità di politiche industriali che favoriscano la riqualificazione professionale, l’innovazione tecnologica e la creazione di nuovi posti di lavoro. La mobilitazione dei metalmeccanici si pone, in questo contesto, come una richiesta di ascolto e di intervento urgente per il futuro del tessuto produttivo regionale.
Valle d’Aosta ferma: sciopero metalmeccanici, tra adesioni e preoccupazioni.
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