L’inchiesta condotta dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Bressanone ha portato alla luce un caso di sofisticata elusione fiscale e abuso di sussidi pubblici, rivelando una figura che operava nell’ombra, sfruttando la percezione di competenza professionale per costruire un’attività illecita.
L’indagine, protrattasi per anni e focalizzata sugli anni dal 2020 al 2024, ha permesso di ricostruire un quadro complesso di frode, quantificando i danni all’erario in oltre 150.000 euro.
L’indagato, spacciandosi per commercialista, offriva servizi di consulenza e assistenza fiscale a privati e imprese della zona, una professione che richiederebbe l’iscrizione obbligatoria in un albo professionale, requisito che egli non possedeva.
La sua attività, caratterizzata da una deliberata opacità, consisteva nella gestione di contabilità, predisposizione di bilanci, redazione di dichiarazioni fiscali e adempimenti tributari, tutto a fronte di compensi significativi, accuratamente occultati al fisco.
L’analisi meticolosa di flussi comunicativi – email, documentazione informatica e registri contabili – ha consentito alle Fiamme Gialle di tracciare l’intero giro di affari, quantificando i compensi indebiti e ricostruendo il modus operandi del ‘professionista’, un’attività che si poggiava sulla creazione di una falsa immagine di affidabilità per acquisire clienti e generare introiti.
L’aspetto più sconcertante dell’indagine ha riguardato la doppia vita dell’indagato, che, pur generando un reddito annuo di circa 25.000 euro, si presentava come economicamente indigente, beneficiando indebitamente del Reddito e della Pensione di cittadinanza negli anni 2022 e 2023, per un ammontare complessivo superiore ai 16.000 euro.
Questa doppia identità, unita alla frode fiscale, configura un quadro di spregiudicatezza che ha generato un danno considerevole per la collettività.
La vicenda solleva importanti questioni relative al controllo dell’esercizio abusivo di professioni, alla verifica dei requisiti per l’accesso ai sussidi pubblici e alla necessità di rafforzare i meccanismi di contrasto all’evasione fiscale e all’elusione contributiva.
L’inchiesta, oltre a quantificare il danno economico, rappresenta un monito contro la sottrazione ingiusta di risorse destinate a chi ne ha realmente bisogno e una riaffermazione del ruolo imprescindibile della Guardia di Finanza nella tutela del patrimonio pubblico e nella garanzia di una equa distribuzione degli oneri fiscali.
La vicenda evidenzia, inoltre, la crescente importanza dell’analisi dei dati informatici e delle comunicazioni digitali come strumenti essenziali per l’accertamento di attività illecite e la ricostruzione di schemi fraudolenti.








