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Sassari, 9 anni e 4 mesi per sequestro e estorsione

Nel cuore del Mediterraneo, a Sassari, si è conclusa una vicenda criminale che ha scosso la comunità algherese.

Dimitri Iacono, 33 anni, è stato condannato a nove anni e quattro mesi di reclusione dal Tribunale sassarese per sequestro di persona e estorsione aggravata, crimini perpetrati a danno di un imprenditore del settore nautico.

La sentenza, pronunciata dal giudice unico Sergio De Luca al termine di un rito abbreviato, segna un capitolo nella complessa storia criminale del territorio, intessuta di violenza e dinamiche di potere.

La vicenda si è sviluppata a dicembre 2024, quando Iacono, agendo in concorso con un minorenne, ha sottratto l’imprenditore alla libertà personale.
Il sequestro, premeditato e brutale, si è manifestato attraverso minacce armate: una pistola è stata utilizzata per costringere l’uomo a salire sulla propria auto e per condurlo lungo la strada che porta a Bosa.

La dinamica, descritta come un’escalation di violenza psicologica e fisica, ha visto la vittima costretta a un percorso forzato, culminato in un isolato viottolo rurale.
L’estorsione, elemento centrale del reato, si è concretizzata con la richiesta di un riscatto di 50.000 euro.
Durante la prigionia forzata, l’imprenditore è stato picchiato e, in un atto di sfrontata intimidazione, Iacono lo ha colpito alla testa con il calcio della stessa arma, un gesto volto a piegare la volontà della vittima e a garantire la consegna del denaro.
La tensione è stata ulteriormente amplificata dall’esplosione di un colpo di pistola, che ha frantumato un vetro dell’auto, un Bmw, in un chiaro messaggio di potenza e controllo.
L’imprenditore, profondamente terrorizzato e debilitato dalle percosse subite, si è visto costretto ad acconsentire al pagamento, un atto compiuto sotto coercizione e in stato di vulnerabilità.
La vicenda solleva interrogativi profondi sulla capacità di proteggere le attività economiche e la sicurezza personale in un contesto segnato dalla criminalità organizzata e dalla violenza.
Le indagini, condotte con rapidità e precisione dalla Squadra Mobile di Sassari, guidata dal dirigente Michele Mecca, hanno permesso di arrestare Iacono e il suo complice minorenne in soli tre giorni, dimostrando l’efficacia delle forze dell’ordine nel contrasto alla criminalità.

La vicenda assume ulteriori contorni drammatici se si considera il passato giudiziario di Iacono.
Uscito di recente dal carcere dopo aver scontato una pena di 14 anni per omicidio, commesso nel febbraio del 2014, il 33enne ha dimostrato di non aver tratto alcun insegnamento dalla sua esperienza detentiva, ricadendo in una spirale di violenza e criminalità che ha portato alla vittima innocente.

La sentenza, pur rappresentando una risposta alla gravità dei reati commessi, non può cancellare il trauma subito dall’imprenditore e riaccende il dibattito sulla necessità di misure più stringenti per la prevenzione e la riabilitazione dei soggetti a rischio, al fine di proteggere la collettività da individui potenzialmente pericolosi.
La giustizia, in questo caso, si confronta con la sfida di riabilitare e reinserire nel tessuto sociale individui che hanno dimostrato una pericolosità elevata, prevenendo ulteriori atti di violenza.

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